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Il riccio - La nostra recensione

Quegli aculei che non pungono, ma accarezzano. Arriva nei cinema l'adattamento del best seller di Muriel Barbery.

Il riccio - Poster francese

06.01.2010 - Autore: Andrea D'Addio
Prendere un libro composto dai diari delle due protagoniste e farne un film. Non era semplice la sfida per la giovane regista e sceneggiatrice Mona Achache (solo ventotto anni!) che ha riadattato e diretto la versione per il grande schermo del bestseller “L’eleganza del riccio” di Muriel Barbery. Il risultato è una vittoria su tutti i fronti. La Achache si allontana dal soggetto, abbastanza da irritare la scrittrice (che ha voluto un titolo diverso dal libro e ha recentemente criticato anche la locandina del film troppo simile alla copertina del romanzo), ma ne mantiene l’anima e il significato sostanziale. Lì dove c’era la pagina scritta per descrivere le proprie emozioni, ora c’è una videocamera davanti cui ci si racconta.

Il riccio - La regista Mona Achache sul set

La piccola, aspirante suicida, Paloma diventa personaggio principale di un viaggio alla scoperta dell’altra protagonista: la portiera del palazzo Renée, donna volutamente brutta e scontrosa affinché nessuno possa disturbarla nella propria ricerca del piacere attraverso i libri e la cultura. E’ lei il riccio del titolo, una creatura all’esterno spigolosa, ma all’interno dolce e bella come poche altre al mondo. “Quando sono angosciata, mi ritiro nel mio rifugio. Non c’è nessun bisogno di viaggiare; mi basta raggiungere le sfere della mia memoria letteraria e il gioco è fatto”, scriveva nel libro. A mettere in contatto Renée e Paloma è un uomo, l’intellettuale e gentilissimo giapponese Kakuro, nuovo inquilino del palazzo dove abitano entrambe. E’ attraverso lui che la prima si riavvicinerà al vero senso della vita e la seconda avrà modo di vedere quanto al mondo possano esistere adulti ben diversi da quelli della propria, nevrotica, famiglia.

Una sequenza de Il riccio

La Achache è bravissima a raccontare il lento sbocciare delle persone, a sottolineare i cambiamenti dei personaggi senza mai forzare la mano Tutto è leggero e allo stesso tempo progressivo, non c’è niente di smaccato e/o stereotipato, anche grazie anche la magnifica interpretazione di Josiane Balasko. Il tono è sempre gradevole, il dramma è percepito come un peso lontano su cui si sta lentamente ricamando sopra una nuova felicità. Attraverso dei piccoli inserti animati, si viaggia con la mano della fantasia della piccola Paloma e si entra nel suo mondo fatto sia di pensieri alti che di un’ingenuità che ha solo voglia di affetto genuino. Ne esce un film bello, più sincero forse di quanto fosse il libro (che si auto compiaceva di tante citazioni e pensieri “alti”), sicuramente maggiormente raccolto nella sua riflessione sul senso della vita.

"Il riccio" è distribuito nelle sale dalla Eagle Pictures.

Per saperne di più
Il trailer del film