NOTIZIE

"Il prezzo"

"Il prezzo", un film inusuale nel cinema italiano

Prezzo

10.12.2000 - Autore: Stefano Finesi
Romano passa le giornate tra un bicchiere e laltro e, dopo aver abbandonato linsegnamento, è sempre in bolletta. Accetta così di fare da corriere per lamico Italo, che importa droga dallOlanda: dovrebbe attraversare lEuropa in automobile, in coppia con una ragazza, nascondendo la merce in un doppiofondo metallico montato da un altro complice, Alvaro. Come accompagnatrice Romano sceglie Alba, la sua ex-ragazza, senza dirle niente della sua missione, dei rischi connessi, e senza accennare della situazione a Italo e alla sua compagna attuale, Arianna. Spacciandosi così per mercante darte e ostentando una prodigalità che mai si era potuto permettere, Romano cerca di capovolgere limmagine di sbandato che Alba ancora aveva di lui e, dopo le soste a Genova e a Reims, i due finiscono a letto. Arrivati ad Amsterdam, Alvaro si occupa del carico mentre Romano incontra Edgar, il fornitore, un raffinato pervertito che lo coinvolge in unorgia di sesso e alcool. Al ritorno in albergo la situazione con Alba precipita, vengono fuori i vecchi motivi di contrasto e quellinaffidabilità che la ragazza gli ha sempre rimproverato. Quando allora, dopo aver attraversato felicemente le frontiere al ritorno, il doppiofondo si scardina e i pacchetti di droga vengono seminati lungo lautostrada   Il commento Se un film come Il Prezzo arrivasse da un altro paese potrebbe sembrare un esercizio di routine; arrivando dallItalia è una piacevole eccezione. Innanzitutto perché raramente in Italia si batte un genere come il noir, esplorandone per di più le feconde potenzialità malinconico-nichilistiche; poi perché nel panorama nostrano è difficile trovare un cinema datmosfera che lavori scrupolosamente sullilluminazione, sulla musica (il jazz languido del Quintetto Paolo Fresu) e con attori che siano corpi e sguardi prima che macchine parlanti. Stefano Dionisi e Chiara Caselli sono perfettamente in parte proprio in quanto tra i pochi divi italiani capaci di un notevole carisma fisico oltre che di prestazioni recitative, un po leziose ma comunque godibili. Ogni tanto, dicevamo, qualcosa sa di maniera e la scrittura appare a tratti poco corposa (oltre un problema fisiologico del nostro cinema: il parlato, anche dialettale, ha sempre qualcosa di posticcio), ma lo sforzo di Stefanelli, regista esordiente dopo il corto del 98 La matta dei fiori, rimane ammirevole, come conferma un finale aperto il cui pessimismo non concede nulla allo spettatore.   In sintesi Un film ricco di atmosfera e di malinconia, inusuale nel panorama del cinema di casa nostra. Malgrado la distribuzione un po fiacca, andrebbe recuperato come esempio possibile da seguire per un augurabile svecchiamento delle produzioni italiane.   Giudizio Umorale e disincantato, quindi affascinante.     Per conoscere il finale clicca su segue  
FILM E PERSONE