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IL NEMICO ALLE PORTE

"Il nemico alle porte"

il nemico alle porte

20.04.2001 - Autore: Fabrizio Marchetti
Siamo partiti da un avvenimento storico ed abbiamo tentato di comprendere cosa sia accaduto nellanimo dei personaggi che lhanno vissuto. Parole di Jean Jacques Annaud, acclamato de Il nome della rosa e Lorso. Parole, peraltro, che non lasciano margini di incertezza sullintenzionale taglio stilistico che lautore ha voluto dare a Il nemico alle porte: sono la caratterizzazione dei personaggi e la profondità della narrazione i due fattori più rilevanti della realizzazione. Lintensità del conflitto tra russi e tedeschi, le reazioni emotive di coloro che la battaglia di Stalingrado la conobbero da vicino, la crudeltà delle scelte tattiche e lumanità dei combattenti: tutti elementi che guidano la storia sia nella ricostruzione dei momenti topici dello scontro tra gli schieramenti, sia nella descrizione del duello personale tra cecchini (il russo Vassili-Law contro il maggiore tedesco Konig-Harris). Ma è proprio a questo livello che emergono i segni di cedimento del lavoro annaudiano. Laddove le iniziali sequenze di guerra campale sembrano far gridare al capolavoro di genere, ricordando in più di una circostanza lo spessore cinematografico di film cult come Orizzonti di gloria e Salvate il soldato Ryan, le scene che fotografano la vicenda personale del giovane soldato sovietico (allo stesso tempo impegnato a coltivare lamicizia col compagno Danilov-Fiennes, a instaurare un rapporto sentimentale con la bella Tania e a guardarsi le spalle dallo spietato cacciatore nazista) non riescono a mantenere alta né il livello di accuratezza storiografica del filmato, né soprattutto la capacità di coinvolgimento della prima parte. Ecco allora che lalternanza dei generi (quello specificamente bellico e quello del dramma sentimentale) diviene se non sinonimo di degrado qualitativo almeno lindice significativo di un mancato conseguimento dei fini dichiarati dal regista (in primis lintento di umanizzare il racconto attraverso una storia damore che attestasse ununità di animi e intenti tra i commilitoni in azione). Fortunatamente laccuratezza della regia (Jean Jacques Annaud vanta una straordinaria padronanza tecnica del medium), la fastosità scenografica e le performance artistiche degli interpreti (tutti di grande livello) risollevano le sorti del prodotto, regalandoci tutto sommato una buona pagina di cinematografia internazionale. Una chicca per i fan di Bob Hopkins: il ruolo di Kruscev gli si addice alla perfezione. Una semplice coincidenza?  
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