Era da Il comandante e la cicogna (2012) che Silvio Soldini non dirigeva più un film di finzione. Ora è tornato con Il colore nascosto delle cose, un film che tradizionale e tradizionalista, un'opera che sembra uscita dal cinema italiano dei primi anni duemila. E che, nonostante tutto, è dignitosa.
La storia è quella di Teo (Adriano Giannini), pubblicitario farfallone che conosce una osteopata non vedente, Emma (Valeria Golino) e se ne innamora. La loro unione salverà entrambi e permetterà a lui di riconciliarsi con i traumi del passato, ampliando metaforicamente il suo campo visivo.
La sceneggiatura di Davide Lantieri, Doriana Leondeff e Soldini gioca sul sicuro, proponendo un crescendo romantico che non si discosta dai cliché del genere. I dialoghi sono a tratti legnosi e poco naturali, ma il problema è contenuto. Soprattutto grazie all'interpretazione di Valeria Golino. L'attrice riesce a infondere una pacatezza e una dignità al suo personaggio, rendendolo allo stesso tempo sensuale. Non è impresa da poco e dà un'idea delle sue capacità di fronte alla macchina da presa.
Ciò che risulta pretenzioso, invece, è il continuo cambio di formato, dai 4:3 ai 16:9 con vari livelli intermedi, che dovrebbe simboleggiare, appunto, l'ampliamento della prospettiva di Teo. Che ovviamente si espande frequentando e innamorandosi di una donna cieca. Un contrasto che non passa inosservato e che, in sé, non avrebbe niente di male se non fosse sottolineato con un evidenziatore a vantaggio dello spettatore più disattento.
Il colore nascosto delle cose è un film egregio, che non esagera mai con i tocchi drammatici e non impiega i suoi attori in monologhi eccessivi e sopra le righe come è consuetudine nel nostro cinema. Ha toni controllati dall'inizio alla fine ed è coerente. E piacerà a tutta una fetta di pubblico alla ricerca di storie d'amore esemplari. Forse è sufficiente.
Il colore nascosto delle cose è già nelle sale italiane, distribuito da Videa.