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I sentimenti

Film in concorso al festival di Venezia, "I sentimenti" ha scatenato reazioni opposte tra entusiasmi, e critiche di classica commedia alla francese, spudoratamente patinata, all'Amelie, per intenderci.

I sentimenti

12.04.2007 - Autore: Michela Saputi
Francia, 2003. Di Noemi Lvovsky Con Nathalie Baye, Jean Pierre Bacri, Isabelle Carrè, Melvil Poupaud   Film in concorso al festival di Venezia, "I sentimenti" ha scatenato reazioni opposte tra entusiasmi, e critiche di classica commedia alla francese, spudoratamente patinata, all'Amelie, per intenderci. Certo il titolo può destare qualche preoccupazione, eppure quel che vi aspetta nelle sale è il risultato intenso e brillante di uno sguardo femminile sul mondo dell'affettività, divertente e originale, a tratti inquietante.   La storia è ambientata nella placida e solare campagna francese, dove il medico Jacques e sua moglie Carole, due coniugi attempati -un po' cinico lui, un po' fuori dal mondo lei- sono calati in una tranquilla routine, finchè il giovane medico sostituto Francois e la sua neosposina Edith si trasferiscono nella casa accanto. Giardini che comunicano, finestre che si fronteggiano, si percepisce una svolta che tra skatch brillanti, e respiri poetici, precipita fino al "dramma" dell'adulterio di Jacques e Edith. Ma la ricchezza di questa commedia è nella interpretazione del cliché, dichiaratamente ispirata alle canzoni da varietà, così popolari e universali da meritare una lettura più attenta.   Dopo i brillanti esordi dedicati al mondo dell'adolescenza (Oblie moi, 1994 La vie ne me fait pas peur, 1999), Noemi Lvovsky inquadra ora gli adulti, come bambini cresciuti troppo in fretta, che si ritrovano improvvisamente vestiti da grandi. Un bizzarro coro accompagna il film tracciando una partitura lieve e melodiosa, ed i colori sfavillanti di scenografia e costumi (perfetto esempio di "arte" del dettaglio), compongono un quadro matissiano, che isola i personaggi in una campagna immaginaria, teatrale. Un quadro astratto, per raccontare l'eternità, l'universalità dei sentimenti. Ed ecco che le canzoni popolari, con le loro domande " banali da far piangere", eppure vere, e a cui neanche l'esperienza potrà mai rispondere, si traducono qui in energia e intimità, umorismo e slancio, trasporto amoroso. Niente di più lontano dall'intellettualistico o cerebrale, l'intero film è fisico e sensuale, una fuga verso la vita, l'età adulta, l'accettazione del tempo che passa. Edith, che tradisce quasi senza rendersene conto, con il suo bisogno vorace di essere amata, l' adorabile e fiera Carole, Francois, che pone un muro tra sé e il mondo ma non può neanche lui sottrarsi alla giostra dei sentimenti, sono tutti personaggi complessi, né santi né colpevoli, ma fragili e provvisori, meravigliosamente umani.  
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