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I Love Shopping - La nostra recensione

"Lo compro, lo compro, lo compro!". Arriva sul grande schermo la trasposizione cinematografica del best seller di Sophie Kinsella, una divertente commedia rosa che strizza l'occhio al "Diavolo veste Prada".

I Love Shopping - La nostra recensione

26.02.2009 - Autore: Andrea D'Addio
Quando nel 2000 Sophie Kinsella, pseudonimo della giornalista Madeline Wickham, pubblicò “I Love Shopping”, la crisi economica era ancora lontana. Le torri gemelle non erano ancora state abbattute, il sistema finanziario sembrava in buona salute e, seppur qualche avvisaglia di malessere fosse già riscontrabile in lontananza, nessuno si sarebbe aspettato ciò che poi successe. Oggi che il film tratto da quel libro (e dai due successivi della Kinsella) sbarca nei cinema, il discorso è un po’ diverso. Una patita di shopping, una ragazza che spende quello che non ha pur di accaparrarsi l’ennesima sciarpa verde del proprio guardaroba, diventa per forza di cose metafora degli azzardi che istituzioni, banche e privati cittadini si sono presi negli ultimi anni, senza ragionare sul rischio e su ciò che sarebbe successo nel caso non fossero riusciti a mantenere gli impegni, e cioè l’abbandonare case su cui gravano mutui ora impossibili da pagare o far fallire interi colossi del credito.

E’ questo il concetto più interessante che si può ricavare dal film di P.J. Hogan, regista australiano sempre a suo agio con la commedia (ha firmato anche di “Il matrimonio del mio migliore amico” e di una bella versione di “Peter Pan”). Trasportando la storia da Londra a New York e dando più luce alla carriera della sua protagonista (da giornalista quasi ignota, a grande star), gli autori di “I Love Shopping” seguono pedissequamente tutti i capisaldi della commedia americana in tre atti (ascesa, caduta e successo finale) ben consci che il prodotto finale dovrà essere, più che una storia, d’amore e più che una favola, un concentrato di product placement che faccia venire voglia di acquistare. Un po’ come la pellicola di “Sex and the city”, altro brand fondato sulla necessità di comprare per sentirsi fichi. Se poi andiamo un po’ a scavare, anche un film come “Bride wars – La mia migliore nemica” si pone sulla stessa linea per come affronta l’idea del matrimonio: una festa in cui è importante che tutto sia perfettamente costoso, dall’hotel all’abito all’orchestrina ingaggiata per l’occasione.

Insomma, poco importa se i soldi non si hanno, questo cinema è fedele al motto di “facciamola girare questa economia!”.  Ciò non toglie che si sia di fronte ad una pellicola sostanzialmente gradevole, ben confezionata, che scorre via velocemente regalando qualche scena piuttosto esilarante (su tutte, il ballo sgraziato a Miami).  Brava la protagonista Isla Fisher, attrice più simpatica che carina che rende più credibile un personaggio che comunque rimane lontano anni luce da qualsiasi realismo (va bene che esistono i malati di shopping, ma che contemporaneamente siano così stupidi anche fuori dall’ambito acquisti, ne dubitiamo).

La speranza è che film come questo, tanto leggeri quanto potenzialmente offensivi per il valore che danno al denaro, siano prodotti anche in futuro: fin quando si potrà parlare con simpatia di persone che si riempiono gli armadi nelle boutique, anziché i carrelli della spesa nei supermercati, significa che dopotutto tanto male non si sta.

Per saperne di più
I Love Shopping – Le recensioni americane
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