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Hotel Artemis - Una grande Jodie Foster non basta a salvare il fanta-thriller (Recensione)

L'esordio alla regia di Drew Pearce non mostra evidenti falle, ma molte scelte non convincono.

24.07.2019 - Autore: Mattia Pasquini
"E solo un mercoledì come un altro" quello in cui tutto accade. Siamo nel 2028, ma effettivamente nulla - o molto poco - di quel che vediamo in Hotel Artemis di Drew Pearce sembrerebbe giustificare un setting come quello scelto. Se non la volontà di arricchire una vicenda più attenta al tono della narrazione che alla sua originalità. Preoccupazione resa peraltro superflua dalla presenza di una Jodie Foster particolarmente carismatica a dominare la scena dall'inizio alla fine.

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Sono diversi, insomma, gli elementi "superflui" in questo strano mélange di ispirazioni. Qualcosa che lo sceneggiatore di Iron Man 3, Mission: Impossible - Rogue Nation e Fast & Furious - Hobbs & Shaw deve aver studiato con cura per il suo esordio alla regia. Che non può non far ripensare a precedenti come i vari Purge o la recente e seguitissima Casa di carta. E che soprattutto fatica a non apparire come una sorta di spinoff della saga di John Wick.



Eppure Hotel Artemis mantiene un suo fascino, forse più visivo che altro. A prescindere anche dai protagonisti, fatti salvi la suddetta Foster - invecchiata e tossica - il suo braccio destro Dave Bautista e il Goldblum 're dei Lupi', che vediamo attraversare lo schermo. Ma l'atmosfera plumbea del Refugium Peccatorum di criminali di ogni sorta, dagli iscritti più sprovveduti alla spietata killer (purtroppo) affidata a Sofie Boutella, funziona più come specchio dell'anima e delle paure della sua agorafobica Manager, schiava volontaria del proprio ruolo e in costante comunicazione con l'entità 'vivente' che gestisce.

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All'esterno "L'America", dove "l'85% di quel che curo son ferite da proiettili", ma che potrebbe essere un Inferno qualsiasi, con Misérables in lotta per i propri diritti contro gli interessi superiori di questa o quella multinazionale. Formiche che si agitano, tenute a distanza dalle regole, nel tentativo estremo della protagonista di mantenere una apparenza di normalità. Almeno fino a che qualcosa non cambia.



E qualcosa cambia, perché non poteva essere altrimenti. Perché nulla avrebbe avuto senso. Ma al di là di qualche 'One Liner' - come la succitata o quella dedicata alla Florida - i dialoghi iniziano a farsi manierati mentre si procede. L'epica sbiadisce e ci si avvia a una risoluzione un po' retorica. Si avverte un certo autocompiacimento nella scrittura, che avrebbe dovuto aggiungere quel qualcosa in più a un 'totale' non indimenticabile, ma capace di conquistare nel suo complesso. Un viaggio che si finisce per apprezzare più che i suoi diversi momenti, e che regala qualche chicca (seppur al limite del didascalico) nelle scelte musicali, dall'Hotel California iniziale alle conclusive City of the Angels di Elyse Weinberg e Gilded Cage di John Misty.

Hotel Artemis, in sala dal 01 agosto 2019, è distribuito da 01 Distribution.