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HANNIBAL

HANNIBAL

HANNIBAL, vhs

15.06.2001 - Autore: Adriano Ercolani
PROFILO CRITICO Nel panorama della cinematografia americana non riusciamo a trovare nessun autore che, in quanto a discontinuità, sia paragonabile alla figura di Ridley Scott; data questa premessa, sembrava quasi scontato che dopo un bellissimo film come Il Gladiatore ne facesse seguito uno in tono minore: purtroppo la previsione si è rivelata fondata. Dobbiamo precisare però che se Hannibal non funziona, il minor responsabile è forse proprio il suo regista, che ha diretto questa pellicola con grande raffinatezza ed un senso forte del cinema, per certi versi molto lontano dalla vigoria adottata nel colossal con Russell Crowe. La prima parte, ambientata in Italia, è davvero molto affascinante, e questo grazie allocchio insolito ed elegante con cui Scott ha scelto di raffigurare Firenze. Il vero problema del film è che dal pessimo romanzo di Thomas Harris non si poteva trarne niente di buono: i vari sceneggiatori che si sono succeduti nella stesura della storia (alla fine sono rimasti i crediti solo a David Mamet e Steven Zaillian) non hanno saputo distaccarsi dalle vicende narrate sulla carta, a parte il finale reso meno ridicolo; ne è risultata una sceneggiatura che non approfondisce i personaggi, non sviluppa una trama coerente (il film è letteralmente spezzato in due), non fornisce momenti di vera tensione, e soprattutto svilisce la bella figura di Lecter in una sorta di Dandy che ogni tanto squarta e sgozza senza apparenti motivazioni. Per fortuna ci sono attori come Hopkins e Julianne Moore che sanno rendere accettabili tutti i personaggi che interpretano. E sempre a proposito di figure poco credibili, dobbiamo dire che i veri cattivi della pellicola, Verger e Krandler, sono davvero inaccettabili, sia per la pochezza della loro psicologia che nella scelta degli attori: Gary Oldman riesce ad essere gigione anche sotto tre centimetri di lattice! Per concludere, vogliamo però rivolgere un caloroso applauso, privo di senso di campanilismo, alla bravura di Giancarlo Giannini, di gran lunga il migliore sulla scena: con le sole espressioni del volto ha saputo rendere molto più complessa e credibile linteriorità tormentata dellispettore Pazzi, forse unico personaggio umano (perciò interessante) di tutta la vicenda.    
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