NOTIZIE

Gloria Bell, Julianne Moore balla da sola - Recensione

Sebastián Lelio realizza il remake in lingua inglese di Gloria. Dirige un film più intimista, un inno alla giovinezza dello spirito

Julianne Moore

04.03.2019 - Autore: Gian Luca Pisacane
Gloria balla da sola. Accarezzata dalle luci color pastello dei locali notturni, dagli sguardi degli uomini che la osservano da lontano. È imprigionata nella sua solitudine: il divorzio è un ricordo lontano, i figli grandi ormai hanno la loro vita. La sua quotidianità è fatta di percorsi ben definiti, di viaggi con la radio a tutto volume, di incontri che la illuminano. E Gloria canta, per sentirsi libera, per dimenticare la malinconia.

Gloria Bell è solo l’ultima delle donne portate sullo schermo da Sebastián Lelio, baluardo del cinema cileno con l’impegnato Pablo Larraín. In realtà conosciamo già questo suo ultimo personaggio. Il film è il remake in lingua inglese del fortunato Gloria, che aveva incantato il Festival di Berlino. Lelio riprende se stesso, mettendo al centro un’ispirata Julianne Moore. È un regista che ama le geometrie, rivendica il suo stile, conquista con la musica. Spesso racconta epopee di piccole guerriere, che in qualche modo tentano di rimanere a galla, mentre l’esistenza cerca di schiacciarle.

Scopri il film originale su Amazon



In Una donna fantastica, un transessuale era bersaglio della famiglia del suo amato. In Disobedience, due amiche di vecchia data riscoprivano un’antica passione, ma la comunità ebraica non poteva accettarlo. Una delle due protagoniste, Ronit, faceva la fotografa (nel romanzo era un’analista finanziaria). La scelta non era casuale, Lelio attacca la superficialità dell’immagine, spinge ad andare oltre l’apparenza, a catturare il singolo particolare per creare nuove suggestioni.

In Gloria Bell lascia i riferimenti politici sullo sfondo. “Agli uomini piace fare la guerra”, spiega il proprietario di un parco divertimento dove si gioca a paintball. Invece in Gloria si sentiva il peso di una società ancorata ai vecchi sistemi, che schiacciavano i più deboli. Era lo spettro di un Paese che non riusciva a scoprirsi tollerante e aperto. Gloria Bell è un ritratto più intimista, appassionato, dove traspare ormai l’esperienza di Lelio dietro la macchina da presa. Si concentra sul corpo di Gloria, sui suoi movimenti, sulla voce stonata, sulle sbarre che la imprigionano: le mura di casa, l’ufficio, la stessa strada tutti i giorni.

Leggi anche: Libri femministi, le donne sono elettriche



Allora lei si ribella, si convince di poter essere ancora attraente, usa le sue forme per sedurre. Si sente leggera, e si agita sulla pista da ballo, dove per un attimo tutti i problemi svaniscono. Sfoggia un sorriso magnetico, trova una nuova giovinezza. Nessuno osa chiederle l’età, perché è senza tempo. Lelio la rende puro spirito, quasi la fa librare nell’aria come in Una donna fantastica.

Qui non ci sono monologhi rabbinici che rivendicano l’importanza della ragione (Disobedience), vengono messi in scena i tormenti di un essere umano dalle mille sfaccettature. O forse è una persona comune, speciale nel suo essere uguale e diversa dagli altri. Lelio difende l’unicità di ognuno di noi riproponendo una sua storia per la seconda volta. Due film, due volte Gloria, in una singola magica danza chiamata cinema.

Il film uscirà nelle sale il 7 marzo distribuito da Cinema