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Girl, la recensione dell'opera prima di Lukas Dhont

Un uomo, una donna e un solo corpo per ospitarli. Esce al cinema uno dei film migliori della scorsa edizione del Festival di Cannes 

Dhont

14.09.2018 - Autore: Gian Luca Pisacane
Victor è Lara, Lara è Victor. Entrambi abitano lo stesso corpo, combattono le stesse battaglie. È una donna con le sembianze di un uomo. Vive in mezzo agli altri, ma cerca di nascondersi. Ha paura che la gente possa scoprire il suo segreto, che il mondo la giudichi. Cela il suo sesso con il nastro adesivo, nella speranza che nessuno lo noti.

Lei ha un fisico più muscoloso delle sue compagne, e le mancano i seni. Ogni mattina spera che la cura ormonale dia i suoi frutti, che sviluppi le sue forme. Lara non riesce a riconoscersi nel riflesso che vede allo specchio, trattiene le lacrime, si sente una creatura aliena. Girl è una disperata ricerca della propria identità. Per una ragazza di sedici anni è un peso troppo grande da sopportare.



Gli sguardi delle sue coetanee la imbarazzano, e lei si rifugia nella danza. Lì può dare sfogo ai suoi sentimenti, migliorarsi senza aspettare le decisioni dei medici. Il ballo viene decritto come una liberazione, come una progressiva ricerca della forma perfetta. Gli allenamenti sono estenuanti, talvolta rischia di crollare. Ma sul palco la sua vera natura non conta. Uomo e donna si fondono in un’unica disciplina, in una coreografia di salti e luci.

Le scarpette le distruggono i piedi, le dita sanguinano come la sua anima ferita. La macchina da presa si incolla al suo viso, in vibranti primi piani. Non la lascia respirare un secondo mentre balla, la segue in ogni movimento. Sul suo volto la determinazione si mescola al dolore. In alcuni momenti sembra che Lara possa dominare la sua esistenza, in altri è in balia degli eventi, della disperazione che la logora. In famiglia cerca sempre di sorridere, e raramente si lascia andare.



“Non voglio essere un esempio. Voglio essere una ragazza”. Questo è il suo desiderio più grande. L’esordiente Lukas Dhont realizza un film vitale, di grande sincerità. Non ha paura di mostrare il lato oscuro dell’adolescenza, le crisi di chi inorridisce davanti alla propria immagine. Ma in Girl c’è molto di più. Il tema della transessualità viene trattato con delicatezza, senza sequenze estetizzanti o musica debordante.

Il ventiseienne Lukas Dhont, alla sua opera prima, dimostra di avere uno sguardo maturo, sensibile, a tratti in stile Xavier Dolan. Ma il suo non è un cinema “gridato”. Il rapporto tra genitore e figlia è pacato, senza scossoni. Anche durante le liti non alzano quasi mai la voce. Preferiscono confrontarsi, cercare di comprendere i problemi.

Il padre supporta Lara in ogni sua scelta. La accompagna in ospedale, la segue nella sua terapia, la manda nelle scuole migliori per vederla sorridere. Ma la felicità forse è un’utopia, un miraggio impossibile da raggiungere. A interpretare la protagonista è il ballerino Victor Polster, che con Girl debutta sul grande schermo. Il suo è un talento genuino, che usa gli insegnamenti del balletto per esprimere tutta la sua fisicità. Una rivelazione.
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