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False verità

Tratto dal romanzo di Rupert Holems e presentato allo scorso Festival di Cannes, arriva nelle sale italiane l'ultimo film del talentuoso Atom Egoyan. Nel cast Kevin Bacon e Colin Firth

WHERE THE TRUTH LIES

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
Where the Truth Lies,
Canada/UK/Usa, 2005.
Di Atom Egoyan;
con Kevin Bacon, Colin Firth e Alison Lohman

Siamo nel 1972. La giovane ed ambiziosa giornalista Karen O’Connor (Alison Lohman) è incaricata di scrivere un libro su uno storico presentatore televisivo degli anni ’50, Vince Morris (Colin Firth), che in coppia con il compagno-amico Lanny Morris (Kevin Bacon) furoreggiava sul piccolo schermo ed era un idolo delle folle. L’episodio su cui la ragazza vuole indagare è in particolare quello che ha messo fine alla carriera della coppia (soprattutto quella di Mprris): il ritrovamento di una ragazza morta suicida nella loro camera d’albergo dopo una maratona televisiva per la raccolta di fondi a favore della lotta contro la poliomielite. Decisa a far luce sulla verità della tragica sorte toccata alla giovane Maureen (Rachel Blanchard), la giornalista finirà vittima più o meno volontaria dei giochi perversi dei due ex-conduttori, dediti alle droghe ed a giochi erotici che mettono presto in completa confusione il sistema di giudizio di Karen. Cosa è successo dunque a quella ragazza?   

Che un regista talentuoso come Atom Egoyan, autore di grandi pellicole come “Il Dolce Domani” (The Sweet Hereafter, 1997) o “Il Viaggio di Felicia” (Felicia’s Journey, 1999), viaggiasse spesso sul filo pericoloso dell’estetismo cinematografico fine a sé stesso lo sospettavamo. Con quest’ultima pellicola, tratta dal romanzo di Rupert Holems e presentata allo scorso Festival di Cannes, la conferma è arrivata perentoria e decisamente deludente. Se non fosse per la grande performance istrionica di un Kevin Bacon a nostro avviso sempre ingiustamente sottovalutato, “False Verità” risulterebbe una pellicola totalmente da buttare: l’idea di messa in scena risulta inutilmente suadente e quindi inerme, in quanto sovrasta e sovraccarica a livello paradossale una storia che risulta tanto telefonata quanto vagamente inconcludente. Egoyan sembra più intento a mostrare una ricostruzione degli anni ’50 e ’70 il più glamour possibile che a raccontare una vicenda capace di irretire il pubblico. Sia la parte riguardante l’indagine della protagonista – una Alison Lohman clamorosamente inespressiva – che quella volta a scoprire l’universo torbido dei due conduttori – l’altro è un Colin Firth altrettanto imbambolato -  sono ripetitive e ridondanti; su una sceneggiatura così prevedibile infatti sarebbe comunque stato difficile impostare una regia ed un’idea estetica capace di elevare le sorti del lungometraggio. “False verità” se ne rimane in questo modo confinata tra quelle pellicole fastidiosamente autoriali, costruite su una certa spocchiosità intellettuale che rende il prodotto arido.

Poco interessante nello sviluppo narrativo, addirittura fastidioso per quanto riguarda la messa in scena, il film di Egoyan si propone come opera mancata, tentativo dell’autore di confrontarsi più esplicitamente con il genere senza però avere la duttilità necessaria per concedergli la preminenza sulla propria idea di cinema. Il risultato è un ibrido che molto poco convince ed appassiona.