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Dillo con parole mie

Classica commedia degli equivoci, con incontri, colpi di scena, alquanto prevedibili, colpi di sole, colpi di fulmine.

Dillo con parole mie

12.04.2007 - Autore: Terry Marocco
Regia di Daniele Lucchetti con Stefania Montorsi, Giampaolo Morelli   Piegate i vestiti prima di fare l'amore? Pensate che mangiare cioccolato faccia dimagrire? Siete una coppia che dopo otto anni non si sopporta più? Oppure siete un'adolescente con la voglia disperata di perdere la verginità? Allora «Dillo con parole mie», il nuovo film di Daniele Lucchetti, vi piacerà e a volte vi farà sorridere. Ma se non rientrate in queste categorie, forse è meglio soprassedere. Stefania (Stefania Montorsi, un doppio peccato da farsi perdonare: protagonista e sceneggiatrice), noiosa, rigida e perennemente a dieta lascia o meglio viene lasciata dal suo fidanzato storico, Andrea (Giampaolo Morelli). Inaspettata arriva sua nipote Megghy (l'esordiente Marina Merlino), un'adolescente grassottella fuggita dal campo scout per coronare un sogno: andare in Grecia e fare sesso per la prima volta. Partono insieme per Ios, senza immaginare che anche Andrea è lì e sarà proprio lui l'oggetto dei desideri di Megghy. Classica commedia degli equivoci, con incontri, colpi di scena, alquanto prevedibili, colpi di sole, colpi di fulmine. La ragazzina incurante della ciccia e dei vestiti da «pornostar», due taglie più stretti, si innamora. Ha voglia di ridere, compra confezioni-famiglia di preservativi, vuol mettersi in gioco e provare a sedurre il bellissimo Enea, che poi è Andrea in sandali Birkenstock, incontrato sugli scogli a disegnare. Intanto Stefania, preoccupata per l'eritema, costretta a ingoiare antistaminici, invece di ecstasy, rigida come un pinguino e petulante più che mai, corre su e giù per l'isola con caftani coprenti, mangiando tavolette di cioccolato e dispensando perle di saggezza. Alcune battute sono divertenti, per esempio: come ritardare un'eiaculazione precoce? Pensando alla mamma di Rickie Cunningham di Happy Days. E poi la fine è veramente molto carina, una specie di musical sulle note di Mina. Ma l'uomo sempre indeciso, un po' bambino impaurito, un po' «bugiardo e incosciente» e la donna che dopo i trent'anni si trasforma in una virago ossessionata dall'età che avanza, impaurita dal sesso, che si commuove solo davanti a Candy-Candy, sono macchiette più che personaggi. Daniele Lucchetti racconta che voleva fare «un film con grandi temi, quelli che vanno bene ai festival: politica, morte, entropia». Invece quel progetto l'ha cestinato perché il soggetto di Stefania Montorsi, sua compagna, leggero, ironico, fatto di chiacchiere e risate, era migliore. Ha rinuciato ai Grandi Temi, per fare questo film, «di quelli che ci piace vedere al cinema di pomeriggio». Forse una decisione un po' affrettata. Maledetto cestino.