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Digressioni sul cinema che si osserva
Digressioni sul cinema che si osserva

12.04.2001 - Autore: Luca Persiani
\"Rko 281\" è la storia di come è stato realizzato uno dei film più importanti
di sempre, \"Quarto Potere\". Ma quali sono i meccanismi attraverso i quali il
cinema parla di se stesso?
Specchio specchio delle mie brame: il metacinema
Una donna sola entra in un cinema quasi deserto. Il film comincia e la
donna si appassiona, tanto che lo vede più volte. All\'ennesima visione, uno
degli attori sembra perdere la concentrazione: è attirato dalla spettatrice in
sala. Con lo sconcerto della donna e degli altri attori del film, il personaggio si sporge dallo schermo e si rivolge alla donna. E\' l\'inizio de \"La Rosa Purpurea del Cairo\" di Woody Allen, un classico film che mette in scena,
oltre alla storia che in questo caso è una storia d\'amore, un elemento
quantomeno straniante: il cinema stesso. \'Metacinema\', \'oltre il cinema\', il
mezzo che gioca, guarda, riflette su se stesso spesso cannibalizzandosi e
riutilizzandosi con estro e peculiarità.
Il cinema spettatore
Con \"Scream\" (e i suoi due seguiti) l\'industria cinematografica è riuscita a
rivivificare l\'horror facendo dell\'ironia sulla paura e la serialità (elementi che sono l\'essenza stessa del genere), e riutilizzandoli nello stesso tempo
sfacciatamente. Nel film vediamo appassionati di cinema teorizzare sulle
regole del film dell\'orrore e dei loro seguiti prima di esserne vittima, e gli
stessi \'mostri\' giocare con queste regole. La trilogia di Wes Craven, come
gli assassini che ne sono protagonisti, si diverte a spiazzare lo spettatore
ignorando, rispettando o distruggendo le regole che prima ha formalizzato
con tanta precisione. In questo caso il cinema si mette sulla poltrona
accanto a quella dello spettatore, anticipandone le obiezioni smaliziate nei
confronti di schemi narrativi risaputi e ostentando una consapevolezza
ammiccante dell\'implausibilità di ciò che mette in scena. E\' come se il film ci
dicesse: sono consapevole che tu sai che ti sto mostrando cose impossibili
in un contesto realistico; nonostante questo riuscirò ad ingannarti e insieme
ad essere tuo complice, perché anch\'io mi sto osservando, seduto al tuo
fianco.
Vampiri di immagini
Nel recente \"L\'ombra del vampiro\" di E. Elias Merhige si immagina che il
protagonista di uno dei classici del cinema di ogni tempo, il \"Nosferatu\" di
Murnau, sia effettivamente un vampiro, utilizzato dal regista per dare un
tocco di realismo estremo alla sua storia dell\'orrore. Questo film gioca in
pieno con tutti gli elementi del metacinematografico: l\'attore che si identifica completamente con il personaggio che interpreta (o il contrario); la storia del cinema, intesa come insieme di fatti realmente accaduti, narrati come fossero finzione e in parte reinterpretati o deformati; la citazione/riutilizzo di immagini particolarmente forti o intense per riaffermarne l\'intensità, aggiungervi nuovi significati o semplicemente stupire lo spettatore con la vertigine dello specchio che si riflette dentro se stesso all\'infinito. Oltre la citazione affettuosa o plagiaria di elementi appartenenti ad altri film, oltre il remake, il cinema in questo caso succhia immagini da se stesso per creare un nuovo \"mostro\" più o meno immortale.
Lo specchio oscuro
Dove sono i limiti di una simile autoriflessione? Parlare di se stessi non è un
modo facile per destare l\'interesse del pubblico, a meno che non si sia
talmente interessanti o sfacciati o famosi da calamitare l\'attenzione di
chi ci ascolta. A volte il piacere del metacinematografico è talmente sottile e
complesso che riesce ad affascinare solo il cinefilo, cioè quella parte
(minima) dell\'audience che riconosce il cinema come parte di se, e quindi
gode nel vedersi rappresentato sullo schermo. Il cinema diventa così nei
casi estrem, una specie di spettacolo per guardoni intellettuali lasciando
fredde (o irritando) le persone \'normali\'. Come in un rapporto morboso e
sconfinato di amore fra spettatore e spettacolo, il cinema si lancia in un
abisso di riflessi di se stesso un misterioso gorgo ipnotico senza fondo.