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Dark - I segreti di Winden: la recensione della nuova serie Netflix sui viaggi nel tempo

Il tempo è un'illusione nel thriller corale di produzione tedesca diretto da Baran bo Odar, una serie dalle potenzialità affascinanti

Dark

28.11.2017 - Autore: Marco Triolo (Nexta)
“La divisione tra passato, presente e futuro ha solo il valore di un'ostinata illusione”, si legge all'inizio del primo episodio di Dark - I segreti di Winden, la nuova serie tedesca prodotta da Netflix. Si tratta di una frase pronunciata da Albert Einstein, padre della Teoria della Relatività. E ci dà già un'idea ben precisa di cosa aspettarci dalla serie: misteri legati ai viaggi nel tempo.

 
Dark è una serie concepita e diretta da Baran bo Odar, regista svizzero che ha debuttato già nel cinema americano con il film Sleepless – Il giustiziere. L'occhio americano si nota eccome nei primi tre episodi che abbiamo potuto vedere in anteprima. Ambientata in una cittadina provinciale circondata dai boschi, la serie procede con i ritmi e le atmosfere tipiche degli analoghi prodotti d'oltreoceano, raccontando le vite degli abitanti intrecciate tra loro e solo apparentemente noiose e normali. In realtà, parecchi dei personaggi hanno subito traumi – chi la scomparsa di un fratello, chi la perdita di un famigliare – e nascondono segreti. L'esempio perfetto è Ulrich Nielsen (Oliver Masucci), poliziotto integerrimo e padre di famiglia, che ha una relazione con la madre di un compagno di scuola dei figli e soffre per la sparizione, molti anni prima, del fratello minore. Gli eventi si ripetono in maniera inquietantemente ciclica quando il figlio minore di Ulrich sparisce a sua volta durante una gita nei boschi. Da qualche parte, si nasconde un individuo che rapisce i ragazzi e i bambini per sottoporli a strani esperimenti.

 
Al centro di tutto c'è la concezione non lineare del tempo, o meglio l'idea che il tempo-freccia che prosegue in una sola direzione sia un'illusione, dovuta alla nostra incapacità di concepire la quarta dimensione. Un concetto affascinante che si accompagna solitamente a un'idea “chiusa” dei viaggi nel tempo come loop temporali da cui è impossibile fuggire. Ovvero: se uno torna indietro nel tempo non può modificare la linea temporale in quanto ciò che è successo è successo, è già nel passato. Per due episodi, Odar porta avanti uno svelamento lento di personaggi e mitologia, inquadrando spesso le grotte ai margini della cittadina che dovrebbero contenere i segreti del viaggio nel tempo. Poi, nel terzo episodio, I segreti di Winden prende una direzione inaspettata con un'intera puntata ambientata negli anni '80, in cui viene mostrato esplicitamente come le due linee temporali siano legate tra loro. Come a dire: sì, stiamo parlando effettivamente di viaggi nel tempo, restate con noi e ne saprete di più. Una scelta che sembra un po' cozzare con la lenta costruzione mitologica dei primi due episodi, un'accelerazione inattesa. Tuttavia l'affresco generazionale che Odar ha messo in campo affascina di per sé. Resta la curiosità di scoprire dove andrà a parare.

 
I segreti di Winden è un racconto corale che affianca adulti e teenager, presente e passato, thriller e dramma famigliare. È facile presupporre che senza Lost una serie del genere non sarebbe mai esistita, men che meno in Germania. Gli ingredienti sembrano in effetti presi di peso, a volte, dalla cifra stilistica di Damon Lindelof (si veda anche The Leftovers) e di emuli di discreto successo come Under the Dome. I segreti di Winden ha dalla sua un'atmosfera molto più cupa e opprimente, perfetto trait d'union tra le moderne serie americane e quell'inconfondibile sapore da cortina di ferro che gli spettatori italiani hanno ben presente. Quegli interni borghesi coi colori spenti, quei paesaggi bellissimi eppure gelidi, quei volti segnati da un passato tragico che ancora echeggia nel presente. Ma, d'altro canto, presente e passato, così come il futuro, sono solo un'illusione.
 
I segreti di Winden debutterà su Netflix il primo dicembre, con tutti i dieci episodi della prima stagione.