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Copperman - Il supereroe puro di Luca Argentero (Recensione)

L'inusuale lettura di un genere molto praticato mostra qualche falla, ma a tratti rivela un'anima non scontata.

07.02.2019 - Autore: Mattia Pasquini
L'uomo d'Acciaio, L'uomo di Bronzo (ma in pochi conoscono Doc Savage) e L'uomo di latta (del mondo di Oz) avevano già il loro pubblico, sicuramente diverso da quello che potrà conquistare il film che potremmo forse definire un Cinecomic 'per Puri'. Copperman di Eros Puglielli gioca infatti con un tema che abbiamo visto trattare da produzioni di alt®o rango come il recente Glass di Shyamalan o - ancor più - i precedenti Super, Kick Ass o Defendor, e lo fa 'all'italiana'.



Di eroi comuni ne avevamo visti già molti, da Hancock a Il ragazzo invisibile, dagli amici di Chronicle al nostro Jeeg Robot, ma quelli di cui parliamo sono uomini comuni, spesso disturbati, alienati o esclusi, in cerca di rivincita, o anche solo di accettazione. Ma da parte del mondo e non da quei supereroi più famosi e  più ricchi che ormai hanno perso un po' dell'appeal, dell'originalità e della magia che si supponeva quel tipo di simboli dovessero incarnare.

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Punta molto sulla magia invece il quarantacinquenne regista romano di Occhi di cristallo e Nevermind, e per sottolinearlo ci invita - e in qualche maniera ci costringe - a immedesimarci nel protagonista: un bambino (prima) e un uomo "speciale" che continua a vedere la realtà attraverso uno sguardo diverso da quello della maggior parte di noi "normali". Un approccio secondo il quale è ancora possibile credere, anche all'impossibile. Anche alla natura priva di senso del calabrone, capace di volare nonostante la fisica lo neghi. Il problema semmai è che, purtroppo, la verosimiglianza e la coerenza in un film sono dei valori non secondari al contenuto e ai significati che si vogliono trasmettere. Tanto meno all'estetica che si sceglie per farlo.

Ma dal punto di vista tecnico, il film è tutt'altro che deludente, anzi! Funziona, e a tratti anche bene. Al netto di suggestioni e scenografie che ricordano molto il taglio con cui Jean-Pierre Jeunet conquistò tutti con la sua Amélie Poulain, non c'è che da apprezzare l'uso dei colori, la scelta delle inquadrature (sempre molto curate) e il loro abbassarsi al livello di quel fanciullino che domina - con la sua naïveté - l'intero film.



Forse qualcosa di più si sarebbe potuto fare limando certo didascalismo espressivo nell'interpretazione di Argentero (comunque a suo agio in un ruolo così diverso dal solito e circondato da un cast di ottimi caratteristi) e affrontando diversamente l'ultima parte della vicenda. Nella quale si avverte una certa inadeguatezza della forma, che mostra qualche limite e cede il passo nella trattazione delle sequenze più action e drammatiche. Quando soprattutto la lettura passa dalla drammaticità filtrata dall'occhio innocente di cui dicevamo a quella che dovrebbe convincere uno spettatore più adulto… e purtroppo un po' meno puro.


Copperman, in sala dal 7 febbraio 2019, è distribuito dalla Notorious Pictures.