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Concorso di colpa

A modo suo, "Concorso di colpa" potrebbe entrare di diritto nella storia recente del cinema italiano: si tratta di uno dei film più imbarazzanti finanziati dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali

Concorso di colpa

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
Regia di Claudio Fragasso;
con Francesco Nuti, Alessandro Benvenuti, Luca Lionello, Luigi Maria Burruano, Gabriele Ferzetti, Massimo Bonetti, Antonella Ponziani.


Il commissario De Bernardi (Franceco Nuti) viene incaricato dal giudice Santamaria (Gabriele Ferzetti) di indagare sull’omicidio di suo nipote: si tratta di un vecchio caso irrisolto in cui un gruppo extra-parlamentare di sinistra, composto da cinque giovani, nel 1978 aveva assassinato un altro ragazzo appartenente alla destra. La storia è tornata a galla in seguito al suicidio di uno dei cinque componenti del gruppo chiamato “i lupi solitari”. De Bernardi si mette allora sulle tracce degli altri membri della banda, fino a trovare i tre rimanenti: si tratta del professore universitario Pallotta (Alessandro Benvenuti), del giornalista Barreca (Luca Lionello) e del costruttore Melchiorre (Massimo Sonetti). La trama si complica quando il commissario Di Nunzio (Luigi Maria Burruano) si insospettisce a causa dei metodi d’indagine poco ortodossi dello steso De Bernardi, ed inizia a collegare egli stesso una serie di fatti piuttosto inquietanti…

A modo suo, questo “Concorso di colpa” potrebbe entrare di diritto nella storia recente del cinema italiano: si tratta infatti del film più imbarazzante finanziato da Ministero per i Beni e le Attività Culturali nel nuovo millennio. Difficile, se non addirittura impossibile, riuscire a trovare una qualsiasi componente del fare cinema che possa essere salvata nell’analizzare questa pellicola. A parte dunque l’assoluta sciatteria della confezione, quello che lascia maggiormente perplessi è il qualunquismo logico, ideologico e politico con cui Claudio Fragasso e Rossella Drudi hanno scritto la storia: mescolare lo scheletro poliziesco della vicenda narrante con un discorso “politico” che abbraccia gli “anni di piombo”, le bande armate rosse e nere, la tensione degli anni ’70, addirittura la dicotomia global/no global dei nostri giorni, si rivela alla fine un qualcosa che molto si avvicina alla commedia involontaria. La sceneggiatura tira fuori una serie ininterrotta di luoghi comuni, fino ad accumulare una dose di frasi fatte e di retorica da supermercato davvero estenuante. A rendere il tutto ancora più insensato, un Francesco Nuti imbambolato ai limiti della catatonia, incapace di dare al suo protagonista due espressioni facciali differenti.

Di fronte all’insensatezza offerta da questo assurdo “Concorso di colpa”, ci si chiede davvero quali siano le logiche artistiche o di mercato – già, perché in fondo di questo dovrebbe trattarsi – che spingono lo stato a finanziare questo tipo di progetti. Ma quando ci si metterà in testa che per uscire dalla crisi del nostro cinema bisogna dedicarsi prima di tutto al rispetto del pubblico, e dunque smettere di  offrirgli un simile spettacolo?

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