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CLERKS - COMMESSI

CLERKS - COMMESSI

VHS

29.03.2001 - Autore: Fabrizio Marchetti
PROFILO CRITICO Una denuncia sociale del consumismo avanzato, un bianco e nero sgranato dal forte impatto visivo, un linguaggio tagliente ed efficace, un cast di interpreti bravi, anzi bravissimi. E questo il biglietto da visita di Clerks commessi, graffiante commedia antistatunitense girata abilmente dallallora esordiente Kevin Smith (nel 1994 il 23enne era poco più di una promessa). In poco tempo divenne un piccolo cult cinematografico: anzitutto per il costo della sua realizzazione (circa 28.000 dollari, quasi un record per le cosiddette pellicole a low budget); secondariamente per il suo evidentissimo spirito controcorrente che lo innalzò subito a vero e proprio manifesto della cinematografia indipendente. Interamente giocato sui dialoghi (crudi, sboccati, estremamente cinici) e sulle caratterizzazioni dei personaggi, il film conquistò in un colpo solo pubblico e critica per la veridicità e spontaneità dei contenuti, oltre che per larroganza anticonformista del suo modo di comunicare. Lintero lavoro fu lesito di una precisa scelta stilistica, ossia quella di trascurare tutti gli aspetti legati allimmagine e alla fotografia a favore di un taglio filmico simile al Von Trier dogmatico: macchina sulla spalla e riprese informate da una tecnica naive. Ritmo mai frenetico, a tratti addirittura ossessivamente inflazionato. Narrazione libera, finissimo umorismo. Lintreccio di rapporti e destini ricorda il manierismo jarmushiano di Stranger Than Paradise. La parata di volti e comportamenti, la moltitudine dei siparietti nel blockbuster, la collana degli sketch semiimprovvisati, invece, ricordano il taglio minimalista del Wang di Smoke e Blue in the Face. Pungente, ironico, divertente. Grande rivelazione al Sundance Film Festival del 1994, ottenne numerosi riconoscimenti tra cui il Semaine de la Critique di Cannes.  
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