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Caterina va in citta'

Dopo i successi di Ovosodo e My name is Tanino arriva la nuova commedia di Virzì, divertente ed amara, che spia i salotti del potere della capitale, con la complicità di "ospiti" d'eccezione (Michele Placido, Maurizio Costanzo, e Roberto Benigni).

Caterina va in città

12.04.2007 - Autore: Michela Saputi
di Paolo Virzì, con Sergio castellitto, Margherita Buy, Claudio Amendola.   Caterina è una ragazzina ingenua di 13 anni, costretta a lasciare il paese in cui è cresciuta, Montalto di Castro, per seguire la famiglia e trasferirsi a Roma. L\'arrivismo del padre (Sergio Castellitto), professore frustrato che scrive romanzi covando la sua rivalsa, opprime la moglie (Margherita Buy) oltre che la figlia, iscritta in una scuola del centro con il compito preciso di frequentare rampolli di famiglie illustri. E così Caterina si trova ad assecondare le due piccole leaders della classe, l\'alternativa intellettuale di sinistra e la sofisticata figlia di un politico AN (un sorprendente Claudio Amendola), che se la contendono come un pupazzo. Lei deve scegliere: sente una parte di sè combattere contro l\'altra, privandola del suo \"io\".   Difficile davvero descrivere in poche parole questo film, ricco di spunti geniali e di un umorismo arguto e maturo che intreccia diversi temi cari a Virzì in una commedia irresistibile. In primo luogo la scelta di vivere attraverso gli occhi dei giovani, costretti a crescere troppo in fretta, le problematiche e le contraddizioni del mondo adulto, che danno vita ad una carrellata di personaggi e di situazioni al limite del grottesco. E poi la famiglia, ancora motivo di insoddisfazione e di oppressione, e teatro di una piccola tragedia buffa che è metafora di un dramma collettivo. All\'interno di un ritratto dolcemente ironico della Roma bene, che rende omaggio a Fellini (il titolo richiama il mai realizzato seguito de I vitelloni \"Moraldo in città\"), i veri protagonisti rimangono infatti le persone comuni, ed il loro sentimento di esclusione e frustrazione che, come una \"malattia nuova\", si diffonde tra gli italiani, sempre più platea televisiva dove ognuno \"spia con invidia le presunte fortune degli altri e nel suo piccolo attende il proprio turno di esibirsi\". E\' Castellitto, intenso ed adorabile bastardo, a dare voce a questo sentimento di fiero rancore, un pò patologico e sinistro [: fa del male a sè e agli altri, e non sa come reagire quando le sue stesse facili discriminazioni si contraddicono e svaniscono, rivelandosi una penosa illusione.] La sua progressiva rovina fa da contraltare al viaggio di Caterina alla scoperta della città, che la vedrà infine vincente, più che i privilegiati in fondo così simili tra loro, nonostante non riesca a confezionare se stessa come socialmente richiesto. I suoi rifugi (Montalto e la sua stanzetta a Roma) sono preziosi tesori, dove coltivare i suoi sogni, la grazia e la bellezza delle piccole cose, tutto quello che deve restare segreto e personale, e che la rende incantevole e forte.  
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