Il film, scioccante e violento, promette di schiaffeggiare forte il pubblico grazie alla storia vera accaduta all'ex-capitano Richard Phillips di Winchester (Massachusetts), oggi divenuto scrittore raccontando l'abbordaggio alla sua nave mercantile Maersk Alabama, nell'aprile 2009, da parte di quattro pirati somali.
La retorica di un inizio "familare" e tutto sommato non necessario evidenzia certa intenzione della storia di porsi come dramma sociale moderno - bissata, procedendo, da un didascalismo soprattutto affidato al commento sonoro - eppure la tensione che sviluppano Greengrass dietro la macchina da presa e Tom Hanks davanti è di quelle che si fanno perdonare tutto. A partire dalla storia vera narrata nel libro "A Captain's Duty: Somali Pirates, Navy SEALS, and Dangerous Days at Sea", questo ritorno dell'attore a oceani e naufragi promette una ennesima nomination.

Come nei migliori grandi classici, il crescendo emotivo corre verso un apice che tutti possiamo prevedere - essendo il libro di partenza una autobiografia - ma questo non inficia la sensazione di tensione costante nello svolgersi dell'azione e nello sviluppo delle strategie dei due capitani contrapposti, ma soprattutto non ci prepara a un finale nel quale l'emozione cercata ci sorprende per la sua potenza.
Dopo aver spinto a più e più riprese, infatti, su questioni di politica estera (più o meno accettabile) americana e su una situazione globale che rende chiunque schiavo del bisogno, di lavoro, di rispondere a un superiore, di sopravvivere - ovviamente a livelli diversi - l'ultima forsennata scena lascia posto a tutt'altra frenesia. Priva di commento sonoro, priva di forzature, ma commovente e penosa. E lascia noi, gelati, in balia di una empatia imprevista.
Captain Phillips - Attacco in mare aperto è distribuito dalla Warner Bros.