Un riflesso condizionato da anni sempre più accreditato non
solo dal montare delle aspettative negli appassionati di musica da film in
proporzione alla grandezza del film, ma anche dallo sfarzo orami d’uso con cui
le etichette discografiche più à la page investono sulle rispettive
colonne sonore, soprattutto in quanto a promozione.
Qualche volta la presunta
qualità musicale preannunciata da queste ultime - alimentata dalla
mastodontiche sembianze produttive del film – e l’effettivo valore dell’opera
corrispondono. Qualche volta no. E la delusione, soprattutto nel caso degli
ascoltatori cine-musicali alle prime armi, è ancora più cocente quando con il
piglio delle grandi occasioni si caricava l’attesa di un nuovo score con fior
di comunicati stampa inneggianti a chissà quale capolavoro dell’ottava arte –
magari aggiungendo incauti riferimenti alle caratteristiche di un lavoro
compositivo forgiato su intenti di rara comprensione audiovisiva.
Il problema è che la partitura messa a segno da Bates per
questo peplum moderno sulla battaglia delle Termopili vive (o sopravvive) così
sostanzialmente e arrendevolmente dei suoi numerosi riferimenti cine-musicali
da legittimare molto più il citato, esplicito saccheggio dalle altre fonti che
un lavoro teso all’emulazione. Perché insomma non inserire l’originale
“Victorius Titus”, composto da Elliot Goldenthal per il Titus di Julie Taymor
(la vera causa dell’accanimento globale verso questo score), evitando ad un
giovane compositore di belle speranze come Bates di ricalcarla per il suo
“Returns A King”? Cade, in questa circostanza, anche l’attenuante del tempo
tecnico risicato, della commissione da risolvere sul fil di lana di una
post-produzione in accelerazione febbrile verso la data di uscita. Ci pensa
infatti lo stesso Snyder, nelle note di copertina del cd, a specificare quanto
in anticipo sulla produzione il suo compositore sia stato chiamato ad
assisterlo, per “aiutarlo e inspirarlo”.
Forse – e sarebbe davvero la prima
volta in cui un compositore cinematografico mette così deliberatamente a
repentaglio la propria libertà creativa prima dell’intervento normativo degli
studios – proprio per ispirare l’amico regista, Bates si è prodigato in una
serie di consigli audiovisivi quantomai precisi. Si spiegherebbe l’ennesimo
ricorso ai due Predator musicati da Alan Silvestri, partiture per le quali
Bates aveva già dimostrato indubbia simpatia citando a menadito l’angolare tema
portante del primo episodio nell’horror Slither. Qui sono gli scenari tribali
del secondo capitolo, punteggiati di costruzioni ambient e progressioni
percussionistiche, ad avere la meglio sulla tavolozza generale del
componimento, arrivando nuovamente a similitudini estreme. Ma a livello d’impostazione
stilistica gli appigli formali non si esauriscono qui: con l’enfasi sinfo-rock
brevettata da Hans Zimmer per Bruckheimer arriva anche il sapore esotico e i
vocalizzi marocchini del Gregson-Williams de Le Crociate, quest’ultimo potatore
già di suo di influenze horneriane evidentissime. Poi, rimanendo all’utilizzo
distendente della voce di Azam Ali (“Goodbye My Love”), come non pensare alla
lezione dell’Howard Shore de Il Signore degli Anelli, responsabile –
evidentemente – anche dell’influenza dei passaggi melodici più lirici (“The
Council Chamber”).
Così tra muscolature ritmiche, eccessi di tamburi Taiko,
strumentazioni speziate e intarsiature elettroniche, l’unico a rimanere fuori è
proprio Bates, perso nell’anonimato più totale – a parte forse un pungo di
tracce (come la conclusiva e crescente “Remember Us”).
In fondo, se lo stato
attuale dell’ambiente hollywoodiano riesce ad imporre limiti stringenti a
colleghi maggiormente rodati, non deve stupire che un emergente si sia trovato
a soccombere. Ma resta il modo in cui si soccombe, perché al di là di quanto
venderà questo disco il risultato si situa tra i più preoccupanti dell’attuale,
poco rassicurante autunno della musica applicata al grande schermo.


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Battaglie virtuali e derivazioni concrete
Delude la seconda collaborazione tra Zack Snyder e il compositore Tyler Bates: 300 sconfitto dal citazionismo musicale

12.04.2007 - Autore: Giuliano Tomassacci