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Backstage
Il regista romano racconta i turbamenti, i contrasti e le passioni di due diverse generazioni: trentenni e cinquantenni.

24.01.2001 - Autore: Simone Godano
Le storie di otto personaggi che sincrociano, un regista pronto a raccontarle, cast e troupe pronti a seguirlo e un produttorepronto ad ostacolarlo! Questa la presentazione del dietro le quinte de Lultimo bacio, terzo film dellemergente quanto ormai affermato Gabriele Muccino. Intorno a lui un cast composto dalle nuove giovani facce del nostro cinema: la coppia Giovanna Mezzoggiorno-Stefano Accorsi, fidanzati nel film (e anche nella vita) la coppia Claudio Santamaria-Giorgio Pasotti, attori feticcio di Muccino e poi quella Marco Cocci-Regina Orioli, già visti insieme in Ovosodo. A fare da balia a queste future star la mamma Stefania Sandrelli. E proprio intorno al suo personaggio che Procacci, il produttore, colui che paga, ma anche lamico, non era convinto. Ma tra i due, come dice lo stesso regista, è nato un rapporto profondo, bello e anche molto utile e questa volta lha spuntata Muccino.
Il regista romano racconta i turbamenti, i contrasti e le passioni di due diverse generazioni: trentenni e cinquantenni. In tutti cè il comune desiderio di fuggire verso qualcosa di ignoto, soprattutto quando la vita familiare comincia a soffocarti. Una storia che, dimpatto, potrebbe essere definita drammatica ma che, invece, presenta una vena ironica e comica.
Sullo sfondo di queste storie e dei loro personaggi, cè una città che Muccino ama raccontare in maniera diversa dagli altri: Roma. Il film è ambientato in molti dei quartieri della capitale, ma quello che sorprende è il fatto che il regista nasconda gli aspetti più vistosi di questi quartieri, giocando con gli angoli, le sfumature e gli spazi meno conosciuti. La macchina da presa passa dal laghetto dellEur a piazza Santa Maria in Trastevere, dal centro ai Parioli, senza mostrarci ciò che rende riconoscibili queste oasi ritratte in due lunghi mesi, nella passata e calda estate romana. Muccino tende più a nascondere che a mostrare una città da cui si dovrà allontanare per girare il prossimo film. Il giovane regista, infatti, sta per compiere quellenorme passo con cui si salta un oceano e si giunge a quella che noi chiamiamo Hollywood, ma che nel nostro immaginario collettivo rappresenta lAmerica. E Muccino sbarcherà proprio lì, nella mecca del cinema, nellAmerica delle Majors e dello star system, dei Brad Pitt e delle Angelina Jolie. Lui, così timido, si troverà tra i grattacieli di New York a raccontare la solitudine e la malinconia della sua protagonista e soprattutto la storia di una città che non è più Roma, la città con cui si è sempre confrontato. A parlarci di Muccino è una delle star emergenti del film, Regina Orioli che, nonostante sia al suo IV° film, ha già lavorato con due mostri sacri della commedia italiana (non allitaliana), come Verdone e Virzì.
Comè arrivato Muccino a scegliere Regina Orioli?
Il percorso è stato semplice e diretto. Conosco Gabriele da tre anni e mi ha sempre considerata perfetta per interpretare la parte dellantipatica che alimenta indirettamente la voglia di fuga dei suoi amici. Non so perché tutti mi diano questo ruolo, ma con lui è stato particolarmente divertente; soprattutto nei momenti in cui ci dedicavamo a costruire il mio personaggio, dal look, ai movimenti, al trucco. Insomma, proprio una stronzetta doc.
Qual è la chiave grazie alla quale Muccino è riuscito ad ottenere il consenso della critica e del pubblico, cosa che ultimamente riesce a pochi eletti?
Gabriele racconta storie che gli appartengono fortemente e non si avventura in territori che non conosce. Lui è un po tutti i personaggi maschili del film, o almeno è stato quello che vorrebbe essere. Una sensazione che il pubblico avverte, e per questo nasce una forte simpatia nei suoi confronti e in quelli delle sue storie. E poi questo film emoziona, quindi la critica deve essere dalla nostra parte!
Regina unultima domanda, meglio lavorare con Verdone o con Muccino? Sorridendo capiamo che non vuole rispondere.