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Babyteeth, amore e morte in un teen drama australiano d’autore (Recensione)

Il delicato ritratto di una famiglia alle prese con la malattia della figlia in una commedia agrodolce che sa commuovere e divertire

Babyteeth

04.09.2019 - Autore: Marco Triolo
Di storie di teenager ammalati e innamorati ne abbiamo viste tante al cinema, ultimamente. Tendenzialmente si tratta, però, di film Young Adult che mettono in primo piano il romanticismo tentando di scatenare una lacrima nel giovane pubblico. Babyteeth, presentato in concorso a Venezia e diretto dall'esordiente Shannon Murphy, sceglie un approccio completamente diverso e, grazie a questo, è un film che può fare presa sia sui giovani che sui meno giovani.



La storia è quella di Milla (Eliza Scanlen di Sharp Objects), adolescente australiana affetta da tumore al seno. I suoi genitori, lo psicologo Henry (Ben Mendelsohn) e la musicista mancata Anna (Essie Davis) faticano a reggere il palco e, lentamente e in maniera sempre più visibile, stanno andando in pezzi. A salvare la situazione interviene un improbabile cavaliere con tante macchie, Moses (Toby Wallace), ragazzo problematico, cacciato di casa dalla madre per la sua tossicodipendenza. Milla e Moses si innamorano e, insieme, iniziano un processo di maturazione che si scontrerà inevitabilmente con i limiti di tempo a disposizione.

Più che la morte, che ovviamente aleggia costantemente sul film, a Murphy sembrano interessare le sovrastrutture che, in condizioni normali, servono a tenere in piedi la convivenza civile e che, nei casi invece estremi, vanno in frantumi. Rivelando ciò che si nasconde dietro la facciata, tutte le insicurezze, le patologie, le gabbie che ci imprigionano in ruoli prestabiliti. Allo stesso tempo, la fine dell’illusione di normalità è catartica, dimostra l’assurdità stessa di quella facciata e scova uno strano umorismo anche nelle situazioni più tragiche.



La regista riesce a mantenere un equilibrio invidiabile e a farci entrare nel mondo di questa famiglia disfunzionale, spezzata e per questo ancora più vera. Anche grazie alla bravura del cast, dai due ragazzi, Eliza Scanlen e Toby Wallace, ai veterani. Non cerca mai la lacrima facile o la sfuriata, né vuole provocare senza ragione. A un certo punto si insinua un retrogusto da American Beauty che prelude a una svolta morbosa, subito fortunatamente evitata in favore di un ritratto agrodolce e mai volgare.

Certe soluzioni narrative – come la metafora dei denti da latte che dà il titolo al film – sono un po’ troppo didascaliche, e verso la fine si ricorre a una dose di buoni sentimenti da manuale. Non siamo certamente di fronte a un film innovativo. Ma la sensibilità dimostrata nel trattare temi forti come questi è encomiabile, e fa di Babyteeth una dramedy riuscita e coinvolgente.
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