Al decimo minuto di Aquaman, Nicole Kidman fa qualcosa che non ha mai fatto prima. Grazie alla computer grafica la vediamo saltare da una parte all’altra di un salotto e schivare i colpi dei suoi nemici per poi farli pentire di aver provato a fare del male a lei e alla sua famiglia. La Kidman, come sempre, dà il meglio di sé: ci si può innamorare ancora all’istante dell’attrice, totalmente convincente nei panni della regina di Atlandide. Una guerriera presente in una manciata di scene.
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La regina Kidman è la mossa di entrata sulla sua scacchiera del regista James Wan, poi arriva il protagonista interpretato da Jason Momoa nei panni di un personaggio già visto nel mega-flop Justice League. Questo Momoa però ha inevitabilmente più spessore e la cosa permette all’attore di farsi valere sul ring cinematografico: da una parte eroe action e sex symbol con tanto di muscoli scolpiti nel marmo, dall’altra protagonista che si fa anche carico dello humour del film, perfetto nei panni di un eroe working class che si fa i selfie con i fan tra una birra e l'altra. Con la sua prova Momoa dimostra di essere in grado di reggere un film tutto sulle sue spalle. In questo caso un blockbuster che cerca in maniera intelligente l’attualità, includendo temi come l’odio per il diverso (il protagonista è figlio di due specie, nato da madre di Atlandide e padre terrestre) e il rischio di disastro ecologico che fomenta il bel cattivo interpretato da Patrick Wilson, fratellastro del protagonista.
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James Wan, marchio di fabbrica dell’horror (è il papà delle saghe di Saw, The Conjuring e Insidious), lavora su commissione e manovra con mano sicura il timone di un progetto che non solo ignora l’intero impianto caotico dell’universo cinematografico DC Comics post-Nolan, ma punta anche a tanta creatività nel reparto visivo. Il regista cerca di realizzare una specie di Guerre stellari subacqueo con una splendida scena colossale di guerra sottomarina che arriva dopo diversi momenti “politici” che ricordano un po’ la saga di Lucas. Quello è il momento della vera nascita dell'eroe e gli effetti speciali, seppur non immacolati, sono quanto di meglio visto nel mondo DC fino ad ora.
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Momoa ci mette muscoli e humor ma il cuore è tutto della Kidman, perfetta in una efficace storia d’amore con un mortale in cui è lei a tenere le redini della sicurezza del rapporto. I cattivi le irrompono in casa, il suo compagno pensa al bene del bambino, ed è la donna ad affrontare tutti e a suonargliele di santa ragione. La sua regina meriterebbe un film tutto per sé. Il resto di Aquaman non è mai all’altezza dei pochi minuti in cui l’attrice rimane in scena, ma diverte, coinvolge e fa il suo dovere come primo blockbuster dell’anno: colpisce nel segno cercando meraviglie visive e non facendo mai sentire il peso della sua durata di 140 minuti. Il film beneficia di un cast interessante: oltre a Momoa, Kidman e Wilson ci sono anche veterani come Willem Dafoe e Dolph Lundgren che fanno di meglio di una Amber Heard il cui colore dei capelli distrae continuamente lo spettatore dalla sua performance legnosa.
Aquaman è attualmente nei cinema distribuito da Warner Bros.