“Tanta nostalgia degli anni Novanta, quando il mondo era l’Arca e noi eravamo Noè. Era difficile, ma possibile...”. D’accordo, la canzone degli Articolo 31 era bruttina, ma descrive alla perfezione l’assunto alla base di “Amore e altri rimedi”, che non è solo la commedia romantica in cui Jake Gyllenhaal e Anne Hathaway si prodigano in scene d’amore piuttosto spinte per i canoni di Hollywood, mostrandosi generosamente per la gioia di tutti i sessi. Ma le fondamenta di questa sceneggiatura intelligente e molto ben scritta sono da ricercare nella storia vera di Jamie Reidy, ex venditore di Viagra per la Pfizer, che dopo essersi ritirato a vita privata ha raccolto le sue “memorie” in un interessante libro dal titolo "Hard Sell: The Evolution of a Viagra Salesman”, inedito in Italia.
“Amore e altri rimedi” è quindi in buona parte un film biografico, per il rimanente vicenda romanzata che vede il protagonista Jamie Randall (il nome si discosta di poco da quello vero) passare da mediocre rappresentante di antidepressivi a rampante seller di magiche pastiglie blu che regalano il piacere. A quei tempi si scelse di ignorare che il Viagra, da vasodilatatore qual è, poteva facilmente provocare l’infarto: si pensava solo al sesso, quindi per raccontare la sua “ascesa” si doveva inserire molto sesso nel film. Di questo se ne occupano i due bellissimi protagonisti, che si divertono alla grande nell’interpretare alcune delle scene d’amore più belle che si siano viste negli ultimi anni.
Jake e Anne sono intensi e divertenti, dimostrano una volta di più di essere attori completi e in grado di interpretare praticamente qualsiasi cosa. Perché il leit motiv di “Amore e altri rimedi” è una malattia gravissima, per la quale non esiste cura dal momento che le case farmaceutiche non hanno alcun interesse a produrre un medicinale in grado di sconfiggerla. Si chiama Morbo di Parkinson, ed è una malattia degenerativa che le assicurazioni mediche negli Stati Uniti non coprono totalmente, lasciando il paziente agli stadi avanzati solo nelle mani dei propri parenti. E se la Hathaway è bravissima, con i suoi occhioni da cerbiatta e i capelli sciolti sulle spalle esili, è anche vero che lo script non risparmia i momenti più amari. La commedia soltanto è il genere che può portare alla ribalta certi problemi, e “Love and Other Drugs” (questo il titolo originale) mette sotto i riflettori l’essenza stessa di un decennio in cui si è creata ricchezza con la futilità.
Negli anni Novanta la gente si è arricchita in maniera volgare grazie a cose che non servono a niente. C’è stata la bolla di internet perché si vendeva aria come fosse oro, e il boom Viagra, un medicinale inutile, che non cura nulla ma che è ancora la pasticca più venduta al mondo. La pillola blu si fa parabola se rapportata all’assoluta inesistenza di cure per una malattia come il Parkinson, e colpisce lo spettatore come un pugno nello stomaco. Proprio sul più bello, mentre è in preda alle risate per il rude fratello grassone che si è piazzato a casa di Jamie, e quindi in maniera ancor più efficace. Edward Zwick è un regista, produttore e sceneggiatore che ottiene risultati a dir poco altalenanti. Questa volta però ha fatto centro con un film schietto, che si prende la responsabilità di chiamare le cose con il proprio nome, e che “indora la pillola” ma comunque la somministra nel modo corretto. Insieme alla musica pop dei ’90, che non era la migliore, ma che ci ricordiamo tutti molto bene.
"Amore e altri rimedi" è distribuito da Medusa
Per saperne di più
Il trailer del film
NOTIZIE
Amore e altri rimedi - La nostra recensione
La storia solo in parte romanzata di un venditore di Viagra. Una commedia romantica che è anche specchio di un tempo che fu
18.02.2011 - Autore: Federica Aliano