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"Amici Arharara"

"Amici Arharara"

Amici Arharara

16.03.2001 - Autore: Luca Persiani
Bruno e Max sono due cugini squattrinati con la passione per le invenzioni. Ma i loro brevetti non rendono: ci sarebbe bisogno di avere grandi capitali alle spalle. E chi potrebbe fornirglieli se non lanziano, ricco e odioso zio Giannangelo, per il quale lavorano allinterno della sua fabbrica di deodoranti? Ma Giannangelo, per giunta malmesso in salute, non ha nessuna stima dei nipoti, fomentato anche dal resto della famiglia che, naturalmente, ha forti pretese sulleredità che si presume prossima. Bruno e Max decidono così di travestirsi da zie, sperando in quei panni di riuscire a convincere il parente a riabilitarli.   Il commento Lo slogan che ha lanciato il mito cabarettistico dei Fichi dIndia è Amici, Ahrararara, a imitazione della parlata trafelata e folle di un noto venditore televisivo di gioielli (che compare nel ruolo di se stesso allinizio del film), slogan che si può sentire anche in un brano musicale contenuto (con laltro tormentone del duo, Tichi Tic) in un CD di prossima uscita, Audio Godimento, una compilation di artisti comici. Il titolo della loro prima fatica per il cinema è invece Amici Arharara, cioè un ra di meno. E forse è proprio quello che manca alloperazione per traghettare con successo lo stile e i ritmi di Bruno Arena e Max Cavallari dal piccolo al grande schermo. Nonostante il regista e sceneggiatore Franco Amurri (Da Grande) tenti di costruire una storia quasi sensata, e cerchi in ogni modo di sostenere una regia che, al contrario di quasi tutte le operazioni simili, prova a dare un ritmo cinematografico al tutto, il film non riesce a scrollarsi di dosso unatmosfera fiacca e pesante di malriuscita fiction comica. Congedando intelligentemente allinizio del film la gag Ahrararara che lo spettatore si aspetta ma che è difficile immaginare fruttuosamente inserita nel corpo di un film, Bruno e Max ce la mettono tutta per dimostrare che, al di là delle loro popolarissime maschere e gag, hanno la stoffa degli attori comici completi. Ma qualcosa non funziona: poche sono le invenzioni divertenti, la storia, abbastanza complicata e costruita su schemi a metà fra accenti favolistici e abusati canovacci della commedia degli equivoci, non riesce a tenere quasi mai lattenzione desta; tutti problemi non compensati da una pur buona direzione degli attori. Né le cose migliorano quando il film diventa una specie di commedia on the road che vorrebbe essere stralunata, portando i due protagonisti e lo zio a viaggiare per lItalia, dove il terzetto fa strani incontri (fra cui la bella Maura, interpretata da Sonia Aquino e il camionista Micione, col volto del bravo attore napoletano Gianni Ferreri). Il film ha poi alcuni strani momenti completamente stonati e sorprendentemente trash (che forse sono le cose più interessanti), come la descrizione dellattività lavorativa di Max e Bruno nellazienda dello zio (testano lefficacia dei deodoranti direttamente sotto le ascelle chiaramente tutte maschili- di cavie umane) o la rivelazione finale delle manovre della zia Enrica, interpretata da Max Cavallari in uno dei suoi travestimenti classici, i cui enormi seni vengono esposti in tribunale da un filmato che scagiona proprio Max dallaccusa (fondata) di aver vestito i panni della donna per ingannare lo zio. Su tutto spicca linterpretazione del settantenne Giustino Durano (volto storico del cinema italiano), che nei panni dello zio Giannangelo offre una prova di bravura e brio che spesso oscura gli attori più giovani   In sintesi Un malriuscito esempio di commedia degli equivoci in viaggio, dove non funzionano né le invenzioni cinematografiche né le gag classiche dei comici protagonisti.   Il giudizio Poco divertente e arduo da seguire.  
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