La pellicola è incentrata sulla vera storia dell’assassinio di Zack Mazursky (Anton Yelchin), quindicenne rapito e poi eliminato da un gruppo di ragazzi inizialmente intenzionati a scambiarlo con del denaro loro dovuto dal fratello Jake (Ben Foster). Tra i componenti della banda il giovane spacciatore Johnny Truelove (Emile Hirsch), il suo amico Frankie Balanbacher (Justin Timberlake), e l’esecutore materiale dell’omicidio Elvis Schmidt (Shawn Hatosy).
Dopo la sperimentazione tematica ed estetica portata avanti da Larry Clark ed Harmony Korine, ecco un altro film che tenta di esporre l’universo giovanile americano e la sua deviazione attraverso toni volutamente realistici. L’idea alla base di “Alpha Dog” è quindi molto interessante: mettere in scena gli eventi in maniera distaccata, quasi brechtiana, cercando di evitare qualsiasi giudizio morale sui fatti, limitandosi invece ad esporre personaggi ed azioni nella loro effettività. Ciò che viene fuori in maniera piuttosto forte è l’irrazionalità del “branco”, l’incapacità di gestire in maniera logica una situazione che sfugge di mano per una serie di accadimenti evitabili o addirittura inconsistenti. Sotto questo punto di vista il film riesce a restituire allo spettatore in maniera convincente la futilità dell’insieme.
Il problema principale della sceneggiatura, oltre a molte ed inutili lungaggini nella parte finale, è che non voler caratterizzare personaggi o situazioni non significa però non doverli almeno denotare; a forza di mostrare in maniera distaccata, “Alpha Dog” finisce per esporre invece di raccontare. Le psicologie delle figure messe in scena sono del tutto monodimensionali, e si riducono in questo modo a pure funzioni del tutto passive nell’accumulo di episodi che porteranno poi alla tragedia finale. Se può dunque andar bene non voler “drammatizzare” storia o personaggi, questo non significa però che essi non debbano comunque essere resi “cinematografici”, nel senso migliore del termine. Tanto più che Nick Cassavetes, esperto conoscitore del mercato americano, adopera invece molto cinema per realizzare il film: dalla fotografia elegante di Robert Fraisse al montaggio sincopato, all’uso insistente di musica hip-hop. In alcuni punti vengono poi concessi momenti più melodrammatici ad alcuni attori, come ad esempio Sharon Stone, che sembrano eterogenei rispetto all’ìmpostazione iniziale data alla pellicola.
“Alpha Dog” si presenta come un lungometraggio che soffre di una dicotomia piuttosto evidente tra l’idea che c’è alla base del film e la sua successiva realizzazione. La volontà di mettere in scena la mera esposizione dei fatti non permette di entrare nella storia in maniera empatica, mentre invece la confezione del film lo caratterizza fortemente come prodotto di genere. Cassavetes ha diretto dunque un “ibrido” pieno di spunti interessanti ma non ben amalgamato, a cui avrebbe giovato non poco una maggiore coerenza nel saper esattamente cosa voler raccontare, o meglio come raccontarlo.
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Alpha Dog
Il film di Cassavetes tenta di esporre l'universo giovanile americano e la sua deviazione attraverso toni volutamente realistici
12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani