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Alla mia piccola Sama, la guerra in Siria nel documentario candidato all'Oscar (La recensione)

La giornalista Waad Al-Kateab ci trascina nel mezzo del conflitto, raccontando storie di persone comuni che lottano per una vita normale

Alla mia piccola Sama

13.02.2020 - Autore: Marco Triolo
Se Alla mia piccola Sama fosse un film di finzione, lo giudicheremmo uno strappalacrime. Tanti sono i momenti di disperazione sottolineati da una nota al pianoforte, o da una voce fuori campo mesta e riflessiva. Tanti sono i contrappunti tra momenti di effimera felicità e affondi tragici.
 
Ma il fatto è che invece è tutto vero. Tutto quello che si vede nel documentario di Waad Al-Kateab ed Edward Watts è reale, è accaduto davvero a qualcuno in un posto reale sul pianeta Terra. Un posto che reale non sembra più da un pezzo, la Siria, e in particolare Aleppo, devastata da una guerra civile che prosegue ormai dal 2011. Abbiamo visto tutti le immagini delle rovine della città, eppure quella in Siria sembra una guerra irreale, distante.

 
Alla mia piccola Sama allora fa una scelta saggia: mette tutto sul piano personale, ci porta al livello dei singoli individui che lottano quotidianamente per la normalità, in mezzo a un disastro umano e umanitario senza precedenti. Ci avvicina dunque a una cosa lontana usando l'arma dei sentimenti. Al centro, infatti, c'è la storia della regista, Waad Al-Kateab, una giornalista che ha documentato la guerra con una serie di video di enorme diffusione sui social. Accanto a lei, suo marito Hamza è invece uno dei pochi medici rimasti ad Aleppo. Il film denuncia principalmente gli attacchi congiunti dei russi e del regime di Bashar al-Assad agli ospedali, non lesinando sulle immagini forti. Preparatevi, perché davvero Al-Kateab non ha paura di entrare nelle sale operatorie e nel pronto soccorso dopo un bombardamento.
 
Serve ribadirlo: è tutto vero. Anche la scena di una madre sottoposta a un cesareo di emergenza, anche quegli attimi che tolgono il fiato in cui un medico tenta di rianimare un neonato (con successo). È tutto vero, ed è devastante. Ed esaltante allo stesso tempo, perché mostra come le persone riescano a tirare fuori il meglio di sé durante un'emergenza.

 
Il film è costruito come un documento pensato per Sama, la figlia di Waad e Hamza. Nasce con l'intento di raccontare la storia della coppia nel caso in cui la guerra strappi a Sama i genitori. Ma si evolve in un resoconto lucidissimo di un conflitto insensato. Dai giorni della Primavera Araba a quelli delle stragi di civili, Alla mia piccola Sama rappresenta una testimonianza di prima mano del crollo di una società nella barbarie. Al-Kateab e Watts raccontano prima la costruzione a tappe delle certezze a cui ognuno di noi aspira: lo studio, la carriera, il matrimonio, una casa. E poi le fa a pezzi a una a una, lasciando solo le rovine. In mezzo a esse, riprese con spietata chiarezza dai droni, si agita una flebile speranza, che almeno ci aiuta a visione ultimata. Il ricordo, aiutato dalle testimonianze video che la tecnologia moderna ci consente, permette di non lasciarsi sfuggire del tutto il passato.
 
Alla mia piccola Sama vi terrà incollati allo schermo con il fiato sospeso, esattamente come un film di finzione. Ma poi vi troverete a fare mente locale: è tutto vero. E sta accadendo ora, da qualche parte sulla Terra.