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Adanggaman
"Questo film è stato realizzato in uno spirito di memoria. Quattro secoli di un commercio vergognoso e abominevole, milioni di vittime inghiottite dagli oceani o trattate come bestie: era giunto il momento di parlarne, per noi e per gli altri."

21.09.2001 - Autore: Stefano Finesi
di Roger Gnoan MBala
con Rasmane Ouedraogo, Alberatine NGuessan, Ziablé Honoré Goore Bi
Costa dAvorio, 2000
Alla fine del diciassettesimo secolo, in un punto imprecisato dellAfrica occidentale, un piccolo villaggio sembra essere scampato alla feroce tirannia del re Adanggaman, che commercia in schiavi con i bianchi e i notabili del luogo. Lanziano capo NGo vorrebbe costringere suo figlio, Ossei, a sposare una ragazza di alto lignaggio, rinunciando al suo amore per la figlia di uno schiavo. Contrariato, Ossei abbandona il villaggio, ma proprio quella notte un gruppo di feroci amazzoni inviate da Adanggaman lo mette a ferro e fuoco rendendo schiava la popolazione. Tornato sui suoi passi, il ragazzo scopre che sia il padre che la donna amata sono stati uccisi e che la madre è stata catturata: decide così di andare nella terra del temibile tiranno a salvarla.
Ma anche Ossei finisce in catene, insieme a tutti gli abitanti del suo villaggio, umiliati come bestie e destinati ad essere venduti allasta da Adanggaman in cambio di una pecora o di un capretto. Naka, una delle giovani guerriere, vede però morire suo padre tra gli schiavi, dopo che aveva curato una ferita ad Ossei che lei stessa gli aveva procurato: accortasi dellinutilità e dellingiustizia della violenza di cui è strumento, decide di liberare di nascosto il ragazzo e scappare con lui nella notte. Torneranno insieme alla casa di Naka quando era bambina e tenteranno di iniziare insieme una nuova vita, coltivando la terra e allevando animali.
Ma la vendetta di Adanggaman sarà implacabile.
Questo film è stato realizzato in uno spirito di memoria. Quattro secoli di un commercio vergognoso e abominevole, milioni di vittime inghiottite dagli oceani o trattate come bestie: era giunto il momento di parlarne, per noi e per gli altri. Così il regista ivoriano Roger Gnoan MBala introduce il suo film, presentato peraltro lo scorso anno alla Mostra di Venezia, nella sezione Cinema del presente. Adanggaman fornisce agli occhi dello spettatore occidentale un punto di vista nuovo, completamente interno, sul dramma della schiavitù: lo spettro dei colonizzatori bianchi, della traversata atlantica verso le Americhe, rimane sempre fuori campo, perché la violenza e la sopraffazione si consumano tra le stesse tribù indigene, accecate dal nuovo potere che la tratta degli schiavi ha determinato. Il tiranno Adanggaman, atto a scimmiottare gli europei con la sua ossessione per il rum e le chincaglierie, è proprio lincarnazione grottesca di questa sorta di contagio, che ha alterato irrimediabilmente lequilibrio dellAfrica: unAfrica che, come la giovane guerriera Naka, sembra aver perso la sua atavica innocenza per trasformarsi infine in qualcosa che è contro la sua stessa natura. La rinascita, anche se in un tempo lontano, è ancora possibile?