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"A morte Hollywood!"

"A morte Hollywood!"

a morte hollywood

14.04.2003 - Autore: Adriano Ercolani
La trama La stella del cinema Honey Whitlock (Melanie Griffith) deve partecipare a Baltimora alla prima di beneficenza del suo ultimo film, la commedia romantica Some Kind of Happiness; durante la serata di gala lattrice, spocchiosa e presuntuosa, viene rapita da un commando di cineasti indipendenti e militanti, capitanato dal regista Cecil B. Demented (Stephen Dorff). Con la sua intera troupe strampalata, composta interamente da giovani disposti a tutto pur di combattere il cattivo cinema hollywoodiano, Demented costringe la diva a recitare nel suo film arrabbiato, in cui la donna deve interpretare la parte della proprietaria di un cinema che si scaglia contro la produzione mainstream di pellicole brutte ed insulse. Lautore è deciso a girare tutta la sua opera prima in presa diretta e con locations dal vero, sfruttando la poetica del vero ed insieme la bravura di Honey. Inizia così una serie di scorribande per Baltimora, con la troupe allassalto di tutte le manifestazioni della città in cui si rende onore al pessimo cinema hollywoodiano: ecco allora il comando assaltare un cinema in cui si proietta Patch Adams, oppure interrompere a suon di revolverate la lavorazione del seguito di Forrest Gump. Man mano che la lavorazione del film va avanti Honey, da reticente e contraria alle idee ed i metodi di Cecil, inizia invece ad approvare sempre più la sua nuova condizione di attrice vera; pian piano così lex diva diventa io vero fulcro rivoluzionario della banda, fino ad arrivare a compiere spericolate azioni terroristiche. Il gran finale del film di Demented avverrà proprio in un drive-in in cui si danno vecchi successi della Whitlock. Lattrice. Ormai diventata leroina del cinema indipendente, militante e rivoluzionario, non esita un momento neppure sotto il fuoco della polizia, nella battaglia finale che si compie in nome del cinema di qualità.     Il giudizio Il film di Waters è una commedia corrosiva e divertente, anche se non possiede più la forza eversiva delle prime, grandi opere dellautore. La sceneggiatura è abbastanza spigliata, e gli attori si adeguano con scioltezza ai propri ruoli; in particolare convince (finalmente) la Griffith, a suo agio nelle vesti della diva hollywoodiana sciocchina e viziata. Un film dunque che si lascia vedere volentieri, e regala in alcune scene momenti di vera ilarità.     Il commento Presentato fuori concorso al festival di Cannes 2000, questo Cecil B. Demented (titolo originale) si presenta come il prodotto forse più compiuto e coerente della nuova carriera di John Waters, quella per intenderci meno provocatoria e votata a raggiungere un pubblico più vasto. Sia ben chiaro però: non è che il film risparmia comicità corrosiva e tagliente nei confronti non solo del sistema hollywoodiano, ma di tutto il cinema statunitense in generale. I momenti divertenti e politicamente scorretti non mancano di certo, ma hanno di sicuro perso la autentica vena irriverente e visivamente accentuata di opere come Pink Flamingos (id., 1972). A morte Hollywood! è perciò una pellicola che si lascia vedere molto volentieri e regala qua e la anche alcune sincere risate; nel contesto del cinema di oggi però non si propone più come evento autenticamente provocatorio e di rottura come lo erano i film passati di Waters. Si tratta alla fine dunque di una commedia piuttosto riuscita, abbastanza ben scritta e recitata, ma nulla di più (o di nuovo). E come se lautore avesse ormai rinunciato veramente a scandalizzare limitandosi semplicemente al voler far arrossire o ridere a denti stretti gli spettatori; si tratta di raggiunta maturità artistica o di un semplicemente di tenersi al passo con i tempi? Purtroppo non ci è dato saperlo. Continueremo comunque a simpatizzare per John Waters, cineasta ancora fuori dagli schemi che certamente si è rispecchiato nel suo alter-ego Demented. Ultima nnotazione per la Griffith, che in maniera convincente recita la parte a lei congeniale della divetta oca e svampita.