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A Modern Family, buoni sentimenti per una commedia gay che non graffia (la recensione)

A Modern Family

29.06.2018 - Autore: Gian Luca Pisacane
Le commedie amano scherzare con la realtà, ridere con intelligenza (si spera) dei problemi del nostro tempo. Questo sarebbe l’obiettivo del regista Andrew Fleming, che nella sua carriera ha sempre realizzato film dissacranti, al limite, spesso demenziali. Le nuove generazioni sono il suo pubblico, così ha riscritto la Storia con Le ragazze della Casa Bianca, dove la mitica Gola Profonda dello scandalo Watergate è rappresentata da due adolescenti disinibite. Il titolo originale era Dick, a voi le conclusioni e il doppio senso.

Con Giovani streghe, Fleming si era lanciato in un fantasy/horror dove un gruppo di liceali puniva i compagni di classe più meschini e razzisti. Poi è arrivato l’attore Steve Coogan, è nato un sodalizio tra i due, dai tempi di Hamlet 2, quando lui interpretava un insegnante di recitazione fallito che decideva di scrivere il seguito del capolavoro di Shakespeare. Oggi Fleming e Coogan s’imbarcano in un’altra avventura: A Modern Family, ovvero le peripezie di una coppia omosessuale che da un giorno all’altro deve accudire un bambino.



L’idea è “moderna”, decisamente attuale, specialmente in un Paese come gli Stati Uniti, dove nell’era Trump l’intransigenza è all’ordine del giorno. Non a caso la vicenda è ambientata a Santa Fe, capitale del New Mexico, Stato al confine con le persone che il presidente vorrebbe respingere. Ma qui non si costruiscono muri, si vorrebbero sfondare barriere. Anche in Italia quello delle famiglie “non tradizionali” è un tema scottante, che divide la politica e gli elettori. La questione è ancora controversa, e si aspettano sviluppi.

Intanto il cinema estivo ci invita a non prenderci troppo sul serio con A Modern Family, sciocco quanto basta per essere dimenticato in fretta. Peccato per l’occasione persa, perché Steve Coogan e Paul Rudd funzionano, e regalano anche qualche momento di freschezza. I due danno vita a una storia d’amore fatta di cliché: condividono lo stesso letto da dieci anni e sono in crisi, abitano in una reggia da mille e una notte piena di eccentricità, sono istrionici, troppo sentimentali e spesso perdono il controllo. Le crisi di panico sono all’ordine del giorno, con tanto di ambulanza annessa. Il “piccolo” nuovo arrivato si ambienta in fretta, nonostante i porno nascosti tra i cartoni animati, e tutto funziona a meraviglia fino all’arrivo del padre biologico, drogato, galeotto e pieno di difetti.



Il finale è scontato, strappalacrime, più vicino a una sitcom che al grande schermo. A salvarsi è qualche gag divertente, come quella con l’assistente sociale seduta a tavola, ma la musica alta e un bagno di buoni sentimenti rovinano anche qualche sprazzo di sincerità. La ciliegina sulla torta sono gli insegnamenti di Coogan in versione mamma: “Ricordati Bill, tutto è temporaneo. Niente dura per sempre”. Bill annuisce perplesso, come il pubblico, e affoga i dispiaceri in un pranzo a base di tacos. Anche le diverse abitudini in cucina vengono rispettate, nel segno del politically correct.

In uscita il 12 luglio, A Modern Family è distribuito in Italia da Adler Entertainment.