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"A mia sorella"

Se i film a lieto fine sono quelli in cui i desideri dei protagonisti si avverano, allora questo film ha un lieto fine

a mia sorella

14.04.2003 - Autore: Serena Valeri
La fase adolescenziale non è facile per nessuno, ma può esserlo ancora di meno se si è grassottelle, ed ogni giorno ci si deve confrontare con la bellezza sensuale di una sorella più grande di qualche anno. Lultima fatica di Catherine Breillat, A mia sorella, è infatti un delicato e crudele quadro del rapporto tra due sorelle: Anais (Anais Reboux), sui dodici anni, e la bella Elena (Roxane Mesquida), di quindici. Le due ragazze sono in vacanza con la famiglia, che sembra non esistere, non hanno amici finchè non entra nella loro vita Fernando (Libero De Rienzo), che si invaghisce di Elena. Il fidanzamento sembra serio, e aumentano i dubbi e le riflessioni sul sesso, sul valore della verginità. Anais mette in guardia la sorella, le dice di non fidarsi, ma viene sempre schernita, senza mai essere ascoltata, perché ancora estranea a certe problematiche. Fernando, che studia Giurisprudenza, e se ne intende di ragazze e di retorica, riesce ad ottenere tutto da Elena, che credeva di aver trovato il suo principe azzurro. Tutto sembra filare liscio, con Anais che fa il palo per coprire la sorella e finge di dormire, la notte, nella loro stanza, mentre a sua sorella viene tolta ogni tipo di verginità. Lillusione si spezza quando la madre di Fernando, una dirompente Laura Betti, va a reclamare un prezioso anello che il figlio ha regalato alla fidanzatina: quel momento segna la fine di tutto. Dopo la partenza anticipata del padre, la madre (Arsinèe Khnjian) con le figlie, decide di tornare a casa, minacciando Elena di una visita ginecologica. Il viaggio è lungo, pieno di soste, lunghe autostrade con molti camion che ostacolano il passaggio. Non torneranno a casa.   Commento Lo spunto della sceneggiatura, scritta dalla regista, ha diverse fonti, e cioè un fatto di cronaca, che conclude il film con laggressione nellarea di sosta, e delle osservazioni di vita vissuta, fedelmente riprodotte nella scena della piscina, in cui Anais immagina di parlare con il proprio uomo e con un amante, identificandoli in due paletti opposti. I rapporti tra le due sorelle si basano sulla dialettica dellodio e di un amore profondissimo che le lega. Sono tanto diverse, quanto complici, sempre pronte a confortarsi, sapendo di non poter contare sulla tenerezza inesistente dei loro genitori. Il sesso, ed il saper trattare con i ragazzi, è da subito un argomento fondamentale nei dialoghi. Il sesso è un rapporto di forza, che lega tutti i personaggi, moglie e marito, madre e figli, sorella maggiore con quella minore, e più esplicitamente Elena e Fernando. Molto interessanti sono anche le nenie che canticchia Anais, che puntualizzano lo stato danimo, coerente con il finale della storia, in cui il mostro che le aggredisce viene accettato in quanto essere vivo. Ma è importante sottolineare che, ancora una volta, il sesso, per quanto esplicito, non è mai volgare. La pellicola è in concorso al Festival di Berlino, e sembra avere molti numeri per raggiungere la dovuta attenzione.   Giudizio Se i film a lieto fine sono quelli in cui i desideri dei protagonisti si avverano, allora questo film ha un lieto fine. Elena desidera morire, tradita nellamore, va in contro alla vergogna e al giudizio del padre, e vorrebbe vedere morta la madre che non la vuole capire, mentre il desiderio di Anais è di vivere, ma le pesa essere vergine, e vorrebbe che il suo primo uomo fosse uno sconosciuto, così che nessuno le possa mai dire io sarò il primo. Tutto questo è quello che accade, scioccando un po lo spettatore. Un film che non offende e non imbarazza, e soprattutto non inganna, raccontando frammenti di verità.   In sintesi Interessante miscela di crudeltà, delicatezza e intelligenza.    
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