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A casa nostra

Gran cast per la Comencini: dalla Golino a Zingaretti, da Battiston alla rivelazione Chiatti, ma non basta a tener in piedi il film

A Casa Nostra

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
 



Immaginate ogni tipo di luogo comune, ogni possibile rappresentazione qualunquistica, ogni situazione o frase ripetute centinaia a centinaia di volte dentro troppi imbelli lungometraggi appartenenti alla nostra cinematografia. Se ci riuscite, allora avrete un’idea piuttosto adeguata della pochezza di questo nuovo lavoro di Francesca Comencini, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma. Se la nostra produzione molte volte viene accusata di sfornare troppe pellicole deprimenti, sciatte a livello estetico, ed incapaci di fornire uno sguardo lucido ed indagatore sul nostro presente, “A casa nostra” è la verifica evidente che tale accusa è tutt’altro che infondata. Eppure, le premesse per un’opera quanto meno interessante c’erano tutte: un cast d’attori di primissimo livello, una direttore della fotografia competente come Luca Bigazzi, una sceneggiatura che avrebbe potuto affondare il coltello in alcuni aspetti scottanti della cronaca odierna. Ed invece il risultato è sinceramente sconcertante; nessuno degli attori in scena riesce a regalarci un’interpretazione almeno convincente, a livello visivo il film è poverissimo, e lo script ipoteticamente “corale” non è capace di raccontare una sola storia interessante, né tratteggiare un personaggio con un minimo spessore drammatico.

La Comencini si limita a mettere in scena il tutto con assoluta mancanza di incisività: la regia fin dalle prime inquadrature si dimostra infatti piatta, incapace di accelerare con qualche slancio un film comunque impossibile da salvare con sole idee di messa in scena. Se i precedenti lavori di Virzì, della promessa Angelini ed in parte di Tornatore avevano consegnato a questa Festa di Roma un cinema italiano almeno in teoria intenzionato a raccontare storie più corpose attraverso un’estetica maggiormente curata, “A casa nostra” ci ricorda in maniera inquietante quali sono i difetti endemici della maggior parte dei nostri cineasti: pochezza di idee, tradotte in nessuna forza propositiva a livello narrativo ed anche puramente filmico.

Speriamo che sotto questo punto di vista i risultati artistici ottenuti con “A casa nostra” si trasformino presto in un eccezione, non nella regola…