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Woody apre con classe

Sono le sette e mezza passate e nella sala grande del Lido scorrono sullo schermo le immagini di un mito che tra alterne vicende ha continuato a far sognare fino alla sessantesima edizione. Attori e registi di un cinema indimenticabile. Poi il tempo comincia a scadere. Cerimonie necessarie prima che ancora nuove immagini aprano ulteriori magie.

Anything else

12.04.2007 - Autore: Leonardo Godano e Matteo Nucci
VENEZIA. Apre con eleganza e un tocco tra il trendy e il trash la sessantesima edizione della Mostra Internazionale di arte cinematografica. Il palazzo del Cinema gremito di fotografi e pubblico già alle sette annuncia l'ansia con cui si attendono i primi arrivi per la serata di Woody. È lui, infatti, l'uomo più atteso. Che in mattinata ha confessato di essere qui, per la prima volta, non per doveri ma per riconoscenza. Intanto, l'ultimo sole accarezza l'onda, 'the wave', la passerella tornata sul Lido. Ma è un onda anomala, piuttosto, e fa scivolare via con leggerezza dalla Gerini a Salma Hayek mentre i più schivi evitano rischi. Ci sono Villaggio e Accorsi (in giuria). C'è Gillo Pontecorvo (il figlio ha un corto in concorso) che s'intrufola sornione e c'è Rutelli, abbronzato e sorridente. De Hadeln troneggia e Monicelli non tentenna. Rodriguez arriva con un grande cappello da cowboy esagerato e Woody passeggia con il solito sguardo sperduto dentro una giacca marrone dalla cravatta allentata.   In sala grande scorrono subito sullo schermo le immagini di un mito che tra alterne vicende ha continuato a far sognare. Attori e registi di un cinema indimenticabile. Poi il tempo comincia a scadere. Cerimonie necessarie prima che ancora nuove immagini aprano ulteriori magie. "Anything Else" di Woody è il solito film che non lascia delusi. C'è la fantastica New York intellettuale e gli stessi vezzi di sempre. Battute che s'intrecciano e lasciano storditi con l'ansia di non aver colto qualcosa della battuta precedente. Tic di un artista che pur continuando sullo stesso solco non dà mai l'idea di copiare se stesso. Ottimi Jason Biggs e Christina Ricci. Da dimenticare, invece e in fretta , il nuovo lavoro di Rodriguez per percorrere fino in fondo la saga Mariachi. Con un cast straordinario (Banderas, Hayek, Johnny Depp, Mickey Rourke, nonché Eva Mendes ed Enrique Iglesias), "Once Upon A Time In Mexico" delude fino in fondo. Né epica, ne saga, né ironia, né grottesco, né parodia, né magia.   Intanto, le solite polemiche tengono vivi oltre gli schermi. Dopo l'agosto di botta e risposta fra De Hadeln e il sindaco Costa, ieri l'eterna Lollo si è lamentata con il direttore per un mancato Leone alla carriera. Prevale la sincerità, in fondo. Monicelli ha dichiarato che darà il suo voto al film italiano, in caso di equità. E lo stesso De Hadeln non ha alcun torto a lamentare la carenza di sale. Ormai cronico problema di una Mostra che architettonicamente non si è mai rinnovata. Ieri, al Pala BNL, 1700 posti sotto un tendone, hanno avuto accesso solo cento accreditati. Come vedere i film, allora? Forse i più fortunati erano quei pochi che ai film non pensavano affatto. Gli invitati al party Medusa. File di tavolini apparecchiati sulla spiaggia davanti all'Excelsior. Candele, jazz, portate faraoniche. Anche il sogno più elitario di un inarrivabile mondo di lusso ha potuto aprire con le proprie antichissime regole.