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Web-serie alla riscossa

Da Freaks!, guardando al teen drama e osannando l'horror, le web-serie conquistano sempre più visibilità e peculiarità nel linguaggio. Ecco cosa succede di nuovo nello spazio infinito del web

Freaks

08.12.2011 - Autore: A.L.
La punta dell’iceberg fu Freaks!, trionfo al Milano Telefilm Festival del 2011, vero successo probabilmente trainato dalla popolarità digitale di uno dei protagonisti, Guglielmo Scilla, aka Willwoosh. Ma dopo il grande successo della serie made in Roma, prodotta e concepita da un gruppo di ventenni veraci, il sottobosco delle web-serie ha continuato ad agitarsi con buoni e ottimi risultati. Il neologismo creato per indicare il fenomeno, non è altro che il preciso accostamento del luogo, il web, e del formato, la serie, intesa come successione di episodi con un’identità narrativa. Ma la vera rivoluzione, quando accade, non si accontenta di trovare semplicemente nuovi e più potenti canali per diffondere la propria forma espressiva, ovvero, nel caso del web, non si arresta sulla soglia del meccanico citazionismo, ma piuttosto rinnova i linguaggi usando le proprietà specifiche del mezzo al quale appartiene. Ed è così che le web-serie hanno conquistato tra il 2010 e il 2011, potere e autonomia, inventando, diffondendo, amplificando la propria voce da un trampolino che si affaccia su uno specchio vastissimo: le piattaforme digitali e i social network.

Freaks!, due stagioni all’attivo, ha ricevuto 200 mila visite in meno di una settimana dalla messa in onda del primo episodio nel 2010, raccontando una storia che guarda al modello Misfits, horror, teen drama e canzonatura, per raccontare le vicende di 5 ragazzi improvvisamente entrati in possesso di poteri potenzialmente distruttivi e terrificanti. Ma la scena web seriale italiana ha alcuni esempi interessanti che vale la pena di indagare sulla strada verso il rinnovo dei linguaggi, che almeno sul web assume la forma di incremento della velocità di impostazione, con una struttura improntata su sketch molto brevi, nel rispetto della dittatura del click. L’Altra, di Riccardo Milanesi, andata in onda nel Natale 2010, su una pagina Facebook fittizia identificata con il nome della protagonista, Martina Dego, è forse l’esempio italiano che ha maggiormente sfruttato una delle proprietà specifiche del mezzo internet: l’interattività, la caotica convivenza di diversi medium espressivi e la diffusione virale. Il meccanismo è semplice, ricorda una scatola cinese, il gioco degli specchi, l’inganno doppio del mockumentary e la partecipazione attiva del videogame. Il regista decide di creare una storia misteriosa, con protagonista la liceale Martina intrappolata per ragioni sconosciute nella biblioteca della scuola durante la vigilia di Natale. La ragazza ha a disposizione solamente il computer della scuola dotato di webcam, per tentare di comunicare con il mondo estern e la propria pagina Facebook, attraverso la quale posta video di ciò che sta avvenendo. Mentre è rinchiusa lì dentro, un’altra Martina ha preso il suo posto, una ragazza identica a lei, che gli amici intrappolano in video che postano sulla stessa pagina del profilo, convinti che probabilmente sia tutto uno scherzo progettato dalla buontempona con l’ausilio del computer. Ed è proprio da qui che comincia il mistero. Gli spettatori, hanno avuto parte attiva commentando attivamente ciò che stava avvenendo e consigliando la protagonista sul da farsi. Diabolico il meccanismo, brillante lo sguardo ampio che ha accolto nella serie, video, scrittura, disegni. Il gioco è piaciuto molto in sede europea e internazionale, tanto da aggiudicarsi un premio al LAWeb festival e un secondo posto al Web Fest di Marsiglia confermando l’autenticità del fenomeno che cresce e inquina il gap tra grandi e indipendenti produzioni, con nuove idee delle quali sentiremo parlare molto presto. 


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