Soprattutto per la conferma di una tendenza delineatasi nel corso della stagione, quella di una forte dipendenza dalla ricerca del consenso del pubblico (piuttosto connaturata a tutte le serie), anche a discapito di credibilità e coerenza interna in alcuni episodi o, soprattutto, sviluppi di personaggi e situazioni.
L’ultima puntata non fa eccezione, particolarmente nella risoluzione della vicenda legata al personaggio di Laurie Holden (Andrea), ma anche nella dinamica stessa del ‘post conflitto’ e dell’uscita di scena del Governatore (David Morrissey).
Probabilmente il personaggio che ha salvato la serie, nella nostra umile opinione; non a caso da lui sembra voler ripartire la produzione, stando alle prime voci sulla prossima stagione. “Abbiamo decisamente altro da raccontare su questo tipo – dice Robert Kirkman, autore del fumetto e produttore esecutivo della serie – il personaggio si evolverà dopo un momento che lo ha definito in maniera importante e che pagherà nella quarta serie”. Nella quale, nonostante il gruppo dei protagonisti continuerà ad abitare nella prigione, le sorprese non mancheranno, visto che nessuno sarà più lo stesso – Rick in primis – dopo il duro scontro con la comunità di Woodbury.
Un successo annunciato, facile prevederlo, se lo zoccolo duro dei suoi fan continuerà a seguirlo come ha fatto in questo anno: tanto da surclassare (negli USA) la conclusione della mini serie su La Bibbia – 12.4 milioni contro 11.7 – programmata, anch’essa e coerentemente – nella domenica di Pasqua.
