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Walker Texar Ranger compie 25 anni e parla ancora dell'America meglio di chiunque altro

La fortunata serie di Chuck Norris esordì il 21 aprile 1993. Riflettiamo sul suo impatto nella storia della TV e su come, ancora oggi, sia un distillato d'America senza pari

Walker Texas Ranger

20.04.2018 - Autore: Marco Triolo
Il 21 aprile 1993 andava in onda il primo di tre episodi pilota che avrebbero dato inizio alla lunga e celebre saga di Walker Texas Ranger. L'eroe senza macchia e senza paura interpretato da Chuck Norris nel corso di otto stagioni (nove, se consideriamo i tre pilot come prima stagione) è stato una delle colonne portanti della programmazione televisiva anni '90. Un'epoca in cui la televisione americana doveva ancora mutare pelle, in cui I Soprano non si erano ancora affacciati e le serie consistevano di episodi incentrati su singoli casi settimanali, un po' come X-Files. Gli anni '80 erano passati da poco e Chuck Norris aveva già capito che aria tirava. La sua stagione di superstar dell'action volgeva al tramonto, al cinema, e così l'attore e artista marziale si riconfigurò come presenza fissa del piccolo schermo.
 
Cordell Walker, il Texas Ranger da lui interpretato nella serie, condivide con Chuck Norris molte caratteristiche. Un legame personaggio/interprete che ricorda quello tra Stallone e Rocky. Come Norris, Walker è un veterano delle forze armate (è un ex Marine, mentre Norris era nell'Air Force). È un esperto di arti marziali, che usa sia come mezzo di difesa che per avvicinarsi alla comunità che protegge. E sostiene valori positivi, una morale da americano tutto d'un pezzo, repubblicano e cristiano, opposto all'uso di droghe e anti-razzista.

 
Negli anni, dunque, Cordell Walker è diventato più che mai sinonimo di Chuck Norris. E Chuck Norris è diventato sinonimo di fidelizzazione dello spettatore, una garanzia del palinsesto, seguito da milioni di persone in tutto il mondo. Rivisto oggi, con gli occhi smaliziati di chi segue la moderna televisione, in cui le zone grigie abbondano e i valori sono costantemente messi in dubbio, il “telefilm” (definizione perfetta per quella TV oggi quasi del tutto scomparsa, a parte i procedural) di Norris fa sorridere. Ma è indubbio che abbia segnato in maniera indelebile la fase di transizione degli anni '90, propagando inoltre valori condivisibili da tutti in tutto il mondo.
 
Perché Walker Texas Ranger distilla tutte quelle caratteristiche che ci fanno amare l'America e allo stesso tempo ce la rendono tanto incomprensibile. Noi, che ragioniamo in un paradigma di destra/sinistra del tutto europeo e italiano, fatichiamo a comprendere la politica americana, la contrapposizione tra democratici, più centralisti, e repubblicani, più federalisti, legati a una visione individualista tanto distante dal socialismo europeo. Tendiamo a male interpretare anche una figura come Clint Eastwood e gli diamo a volte del fascista, nonostante sia contrario alla guerra e faccia film che sostengono temi come l'eutanasia, che superano a sinistra tutta la politica italiana. Figurarsi capire uno come Chuck Norris, che si spinge decisamente più a destra, è un cristiano quasi reazionario che crede nel creazionismo. Walker Texas Ranger rappresenta il fascino contraddittorio di un'intera nazione, esattamente come il Texas in cui è ambientata la serie.

 
Forse pochi ricordano che dietro a Walker Texas Ranger c'è anche la penna di Paul Haggis, che proprio per Eastwood ha scritto quel film sull'eutanasia che citavamo poc'anzi (Million Dollar Baby), nonché Flags of Our Fathers e Lettere da Iwo Jima, la summa della visione assolutamente non conformabile alla scala di valori europea di Eastwood e dell'America. Haggis, che si è formato in TV prima di passare al cinema, ha anche diretto Crash – Contatto fisico e il western moderno Nella valle di Elah, intriso di valori di un tempo, uomini forgiati nell'esercito e misteri legati alla guerra in Iraq. Tutto torna.
 
Dopo Walker, Norris è diventato quasi una barzelletta per via della saga di meme Chuck Norris Facts. Non è difficile capire perché, data la sua stoica filosofia di vita fuori dal tempo. Un'immagine facile da prendere in giro, eppure integrale al nostro rapporto di amore/odio con un Paese che da tanto domina il nostro immaginario. Perché tutti, prima o poi, abbiamo sognato di essere uno sceriffo e stabilire le regole al suono della nostra pistola. Noi lo abbiamo sognato: Chuck Norris lo ha fatto.