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W la faccia!
Ora che finalmente si è guadagnata i suoi "cinque minuti di celebrità", Carmen Di Pietro merita un premio migliore: è lei la soubrette più "onesta" dell'anno. Anche a costo.. della faccia.

12.04.2007 - Autore: Seralisa Carbone
Sin dalla prima edizione de “L’Isola dei Famosi” è rimasta colpita da quel modo così naif di rappresentarsi in tv, ma è solo dalla seconda che Carmen Di Pietro è riuscita a far parte del cast di “riabilitazione televisiva” di Simona Ventura.
Naufraga di riserva -a Samanà rimpiazzava il plastico e pleonastico Calissano, tornato a casa per un infortunio al ginocchio-, l’atomica Carmen ha così coronato il suo grande sogno nel cassetto, ovvero quei cinque minuti di visibilità mediatica con relativo compenso, per poter finalmente dire di essersi guadagnata la pagnotta.
In effetti, il background “artistico” di Carmen affondava le sue radici solo nel matrimonio col più celebrato Sandro Paternostro e nell’ormai pluri-commentato scoppio di una protesi che, nel bel mezzo di un volo aereo, ha aperto il famoso caso dell’esplosione mammaria della Di Pietro.
Eppure l’isola ha saputo riscattare, più che le sintetiche rotondità, soprattutto l’onestà intellettuale della debordante soubrette che, senza peli sulla lingua, nello studio della Ventura ha dichiarato di non essersi risposata col nuovo compagno per non perdere la pensione del defunto marito, storico inviato a Londra del tg. Con la stessa franchezza, non ha avuto nessun problema ad intervenire sulla carta stampata contro i suoi amici naufraghi, senza pietà per nessuno e nessuna.
Evviva la faccia, ci vien da dire. Ma che pensare dei servizi fotografici col figlioletto di pochi anni, la cui mancanza sull’isola era meno devastante di quella del cibo? E’ pur vero che Carmen non ha mai nascosto la sua “fame”, anche quella di denaro e protagonismo che, attraverso il tormentone post-isola del continuo appetito, è comunque ben appagata.
Ad Antonella Elia che le aveva domandato cosa avesse fatto in tv per meritare l’ingresso nel reality, ha risposto lucidamente e con serenità “Niente, la scema”, rivelando un senso di autocritica, autoanalisi ed autoironia epocali e degni di una virtuale standing ovation.
Insomma, la Di Pietro non ha mai preteso di essere meglio di ciò che rappresenta, né ha mai dosato la propria incontenibilità o simulato virtù per una scelta di facciata, però ha saputo conquistare –almeno per quei famosi “cinque minuti”- la simpatia del pubblico, che la premia non tanto per il sacro fuoco dell’arte, quanto per la certezza di non poterla mai accusare di falso ideologico.