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Viva Zapatero!

Il documentario di Sabina Guzzanti parte dalla chiusura del suo programma Raiot per parlare dello stato di salute della satira in Italia e in Europa

viva zapatero

12.04.2007 - Autore: Claudio Moretti
Marlon Brando&Silvio Berlusconi. La storia del rivoluzionario Emiliano Zapata che condusse la ribellione contro la dittatura oppressiva e corrotta del presidente Porfirio Diaz. Ah no, quello è Viva Zapata! Cinquant’anni fa si chiamava Viva Zapata! e c’era Marlon Brando, oggi si chiama Viva Zapatero! e c’è Silvio Berlusconi. I tempi cambiano e a ognuno gli attori protagonisti che si è votato. Per la verità pure Elia Kazan o Sabina Guzzanti dietro la macchina da presa non è esattamente la stessa cosa, tuttavia non siam qui a rimpiangere il cinema che fu. Allora, facciamo gli accoppiamenti: la Guzzanti è Zapata e Porfirio Diaz Berlusoni? Forse. Più facile che il titolo sia stato usato più che altro a scopo parodistico per l’assonanza che suggerisce con Zapatero. Secondo la Guzzanti: “Modello di leader capace di andare al governo a fare le cose promesse ai suoi elettori”.

Il Fatto: via Biagi e Riaot. Viva Zapatero! prende abbrivio dalla chiusura del programma della Guzzanti Raiot. Dopo la prima puntata, messa in onda solo in extremis da Raitre, Mediaset querelò la Rai per svariati miliardi. Viale Mazzini decise di sospendere e poi annullare sine die il programma. Sabina ripercorre le tappe della vicenda, ne rincorre i protagonisti e caccia la verità. Dalla goccia d’olio si allarga alla macchia della satira italiana. Esiste libertà espressione nella “penisola dei famosi”? Dario Fo, Luttazzi, Paolo Rossi sono alcuni di quelli che comparsano a dir la loro. Seguono giornalisti e politici della Tv di vari rami.

Lo stato della satira in Europa. Il punto di forza del documentario è senz’altro costituito dalle incursioni all’estero per conoscere la libertà della satira negli altri paesi. Gustose soprattutto le velenose parodie francesi. Pulp Fiction, diviene Peuple Fiction in cui Chirac viene trucidato per non aver mantenuto le sue promesse. Il finto Berlusconi (Sabina) incontra il finto Blair (un comico inglese) e conversano amabilmente, confrontando usi politici e costumi satirici dei due paesi.

Risate: tante. Gasparri (Neri Marcorè) che chiede un bignami della Legge Gasparri perché “tutte le sere ci provo a leggerla ma me prende una cicagna (botta di sonno)”. Oppure quando parte l’invettiva al giornalismo televisivo italiano per i temi che tratta invece dei problemi del paese. E allora parte uno spezzone di Porta a Porta sull’apparizione della Madonna e lacrimazioni varie. E poi un servizio del TG5 che fa assurgere le lasagne agli altari della cronaca. E ancora Grillo che prova a scuotere i giornalisti: “Che venite a fare qua a sentire quello che dico? Che vi portate a fare i taccuini? Tanto non ve lo pubblicano. Voi vi dovete incazzare!”

E commozione: sì, ci si commuove pure. Enzo Biagi, con un velo di tristezza che gli rende gli occhi liquidi, racconta di essere stato licenziato con ricevuta di ritorno: “Come se avessero paura che il giorno dopo avessi fatto finta di niente continuando a lavorare…ah io non ho saputo niente, no non mi è arrivato nulla”. Altrove, il comitato di redazione del Corriere della Sera si riunisce per parlare delle dimissioni di Ferruccio De Bortoli: un giornalista navigato scoppia in lacrime, gli altri ci manca poco. Infine il bagno di folla all’Auditorium. La seconda puntata di Raiot andò in onda su un circuito di televisioni locali e migliaia di persone si radunarono all’Auditorium di Roma per assistere alla trasmissione dal vivo o sul maxi-schermo. La Guzzanti: “C’era talmente tanta gente che sembrava non ci fosse nulla di cui preoccuparsi”.

La battuta. Il giornalista finlandese. Durante la conferenza stampa di presentazione a Venezia: “Sono un giornalista finlandese e volevo ringraziare la Guzzanti per quest’attacco a Berlusconi, perché lui ultimamente ha detto che non gli piace il cibo finlandese, in particolare la renna affumicata”. Poi va a finire sempre che ognuno ne fa un fatto un personale.