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Vip uguale Bip
Il bilancio di un anno di tv vede protagonista l'incalzante affermazione del turpiloquio e la relativa censura acustica del 'bip', ultimo tormentone sulla lunghezza d'onda della testimonianza affidabile in tempo reale, il cui primato d'uso spetta ai vip del tubo catodico.

12.04.2007 - Autore: Seralisa Carbone
Ormai non ricordiamo più chi fu il primo a dire ‘bip’. La memoria si è offuscata ed ora abbiamo l’imbarazzo della scelta. Marina Ripa di Meana? Sgarbi? D’Agostino? Forse tra loro potremmo rintracciare una protostoria del turpiloquio, ma non ne siamo così certi, perché ormai sembra che il bip esista da un tempo immemorabile, che sia un tratto costitutivo del DNA della tv.
Fatto sta che non possiamo tornare più indietro e non esiste fascia protetta a tutelare la collettiva sensibilità che, ogni 21 minuti secondo una recente statistica, si ritrova a digerire una verbalità involgarita ed iraconda, alla faccia dei più convinti sostenitori della funzione educativa del piccolo schermo.
Abbiamo anche imparato a riconoscerne le sfaccettature: impensabile un GF senza bip –cartina tornasole del limite umano- perché tutto sembrerebbe poco veritiero. A “Uomini e Donne” la censura è all’ordine del giorno e testimonia una maggioranza in gonnella dalla boccuccia di rosa al cianuro, insostenibile per chi ancora crede che il turpiloquio privi la donna della propria femminilità, come pure nel caso della blasonata contessa De Blank che, all’ “Isola dei Famosi”, ha fatto sfoggio di un nutrito campionario.
“Libero” sceglie il bip come sinonimo del trash e addirittura legalizza qualche colorita espressione di disappunto, forte anche della presenza di un Mammuccari luminare del settore per romanesca veracità, mentre il primato supremo dell’anno spetta al baffuto Roberto Da Crema che, con un’imprecazione, ha scatenato le ire della padrona de “La Fattoria”, costringendo la produzione al castigo e al ritorno nel presente, in cui l’ira del baffo è più addomesticabile.
Cosa fa del bip un elemento irrinunciabile e perché i tagli televisivi non vengono adottati con maggiore frequenza? Forse perché i vip sono cambiati e non sembrano più così inaccessibili e perfetti come una volta: sono scesi sulla terra dall’olimpo del prefabbricato e hanno capito che l’ira vende, che l’espressione scurrile aumenta l’audience.
Del resto è innegabile –in questi tempi da reality- che il bip renda il senso del tempo reale, e la censura acustica che lo caratterizza trasforma la tv nella depositaria del principio del bene e del male.
Eppure è stato il pubblico a legittimare questo nuovo incancellabile assetto, perché, senza rendercene conto, la nostra smania di vedere la ‘vita vera’ in tv ha trasformato questa scatola magica in uno specchio che amplifica e deforma vizi e virtù , nel nome di una logica di mercato che il nostro voyeurismo alimenta giorno per giorno.