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Una vita vissuta
Molti grandi amori hanno riempito la vita di Vittorio Gassman: le donne, la famiglia, il teatro, il cinema. I numeri non ingannano: tre matrimoni, quattro figli, quasi sessant'anni di carriera, centinaia di film e di spettacoli teatrali.

12.04.2007 - Autore: Michela Stentella
Molti grandi amori hanno riempito la vita di Vittorio Gassman: le donne, la famiglia, il teatro, il cinema. I numeri non ingannano: tre matrimoni, quattro figli, quasi sessantanni di carriera, centinaia di film e di spettacoli teatrali.
Vittorio era conosciuto come il Mattatore; aveva guadagnato questo soprannome alla fine degli anni \'50, quando andò in onda alla Rai lomonima trasmissione, che riadattava per il piccolo schermo gag e personaggi degli spettacoli teatrali portati in giro per lItalia. E il grande pubblico poté conoscere le doti istrioniche di Gassman, che nello spettacolo televisivo diretto da Daniele DAnza spaziava tra teatro classico e battute brillanti.
Nel 1959, anno de Il Mattatore, Vittorio calcava le scene già da sedici anni; aveva debuttato infatti nel 43 in Nemica con la compagnia di Dario Niccodemi. Da allora era stato un susseguirsi di successi: diretto da Luchino Visconti interpretò tra laltro Un tram che si chiama desiderio di Tennessee Williams e Troilo e Cressidra di William Shakespeare. Con Luigi Squarzina si trasformò in Amleto e memorabile resta il suo Otello del 56 nel quale ogni sera insieme a Salvo Randone si scambiavano le parti, diventando volta per volta il Moro di Venezia o il fedele-traditore Jago.
Nel 54 Gassman fondò una compagnia che portava il suo nome e nel 60 diede vita al Teatro popolare italiano, un enorme tendone da circo sotto il quale recitò opere impegnative come Adelchi di Manzoni e la trilogia dellOrestea di Eschilo.
Una passione, quella per il teatro, che non svanirà mai. Di lui Silvio DAmico, suo maestro allAccademia nazionale dArte drammatica di Roma, diceva: a questo attore Dio ha elargito tutti i doni. Tra gli altri suoi spettacoli in palcoscenico, ricordiamo la bellissima trasposizione, nel 77, del dramma Affabulazione, di Pier Paolo Pasolini, in cui recitava a fianco del figlio Alessandro.
Laltro immenso amore è ovviamente quello per il grande schermo, dove però Gassman non fu subito fortunato e apprezzato come in teatro. Lincontro che diede una svolta alla sua carriera cinematografica - cominciata nel 46 e che lo vide impegnato per anni (in Italia e a Hollywood) in una serie di ruoli di scarso spessore - fu quello con Mario Monicelli, che lo volle, contro il parere dei produttori, accanto a Totò nel suo film I soliti ignoti. Era il 1958 e il pubblico conobbe il Gassman comico nel famoso personaggio del ladro balbuziente Peppe er Pantera. Da allora unininterrotta serie di film, non tutti dello stesso valore e non tutti ugualmente noti. Dovendone citare solo alcuni, si possono scegliere quelli legati ai tre registi che hanno segnato forse maggiormente la sua carriera: Mario Monicelli, Dino Risi ed Ettore Scola.
Al primo, oltre a I soliti ignoti sono legati titoli come La grande guerra, LArmata Brancaleone e Brancaleone alle crociate. Con Risi, Gassman ha girato quasi venti film, tra i quali Il sorpasso, La marcia su Roma, I mostri, Profumo di donna e Tolgo il disturbo. Scola lha diretto in Ceravamo tanto amati, La terrazza e La famiglia.
Una vita piena di soddisfazioni e coronata dal Leone dOro alla carriera nel Festival di Venezia del 1996; una vita da lui stesso raccontata nellautobiografia del 1981 Un grande avvenire dietro le spalle, ma sulla quale pendeva lombra cupa della depressione.
La morte lha colpito nel sonno, la notte del 29 giugno di un anno fa, alletà di 78 anni. Proprio lui che diceva: E incongruo che si muoia, che non ci venga data unaltra vita per farla meglio.