La porta di un ascensore si apre sul volto sconvolto di una giovane donna terrorizzata e coperta di sangue. Perchè la storia che verrà dipanandosi possa trovare un capo, è però necessario compiere diversi passi indietro, diciamo sei mesi.
Nel vero incipit del racconto la donna malridotta dell’ascensore è Ellen Parsons (Rose Byrne), giovane avvocato agli inizi di una carriera promettente che viene assunta dalla potentissima Patty Hewes (Glenn Close) nello studio legale Hewes & Associates di New York.
Il primo caso a cui Ellen è chiamata a lavorare è una causa miliardaria contro Arthur Frobisher (Ted Danson), autore di una truffa ai danni dei suoi dipendenti che rischia di lasciare senza pensione 5000 persone.
Per ultimare l’impianto dell’accusa manca solo un tassello: un testimone oculare in grado di riconoscere il broker di Frobisher. Ma fatta la legge trovato l’inganno, Ellen scopre che il testimone in questione è la sua migliore amica Katie, impegnata nel lancio di una attività finanziata, guarda caso, dal corrottissimo imprenditore.
La scena dell’ascensore non è l’epilogo, bensì un punto mediano, un impatto forte che offre un piccolo assaggio di quello che verrà. La narrazione oscilla infatti tra il decorso cronologico degli eventi seguiti all’assunzione (i sei mesi antecedenti) e gli interrogatori successivi all’arresto di Ellen. La trama complessa si snoda pertanto parallelamente su piani temporali differenti in un intricato disegno di flashback e colpi di scena. Se il puzzle va via via ricomponendosi, ciò che si dissolve completamente è la distinzione tra bene e male. Persino Ellen risulta in parte ingenua e in parte disposta ad adeguarsi alle dinamiche del potere e, se necessario, a vendere affetti per interessi.
Malgrado il montaggio acrobatico dei frequenti distacchi spazio-temporali presupponga un continuo esercizio dell’attenzione da parte dello spettatore, un piccolo stratagemma visivo aiuta l’orientamento distinguendo dal punto di vista fotografico un presente buio e pieno di contrasti con tagli sbrigativi e netti, da un passato luminoso e fluido nei movimenti.
Ma la vera attrazione della serie è Glenn Close, prestata al piccolo schermo per un ruolo nelle sue corde: presenza fredda e autoritaria capace di ammaliare attraverso rare e bene dosate concessioni di umanità. I Golden Globe 2008 hanno ampiamente certificato i meriti di questa interpretazione vivace e magnetica con il premio per la migliore attrice di serie drammatica.
Damages, d’altro canto ha collezionato nomination e recensioni che agevoleranno la produzione di una seconda stagione. La prima, composta di 13 episodi è attualmente in onda su AXN (canale 134 di Sky) ogni mercoledì alle 21:00.


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Una sporca questione d'affari
Il legal thriller "Damages", prodotto dal network FX, sembra destinato a ridisegnare i confini del genere e a lasciare un segno grazie alla raffinatissima interpretazione di Glenn Close.

27.07.2010 - Autore: Ludovica Sanfelice