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Un lamento per la pace

Gli avvenimenti scaturiti dall'attento di Monaco forniscono nuova linfa creativa per la coppia Spielberg-Williams. Ritorna la grande interazione tra il regista e il compositore

Munich

12.04.2007 - Autore: Giuliano Tomassacci
Spielberg ha sottolineato, nelle note di copertina del cd di Munic, come la sensibile e accorata colonna sonora per il suo dramma sugli avvenimenti scaturiti dall’attentato di Monaco del 1972 rappresenti l’ultima fatica di un anno particolarmente produttivo nell’agenda di John Williams. Ben altre tre composizioni per lo schermo hanno infatti tenuto impegnato il grande compositore americano durante il 2005. E se con Memoria di una Geisha il musicista ha sondato con discreta eleganza i territori musicali dell’oriente guadagnando un Golden Globe e un BAFTA (per il momento, visto che la partitura è in corsa anche per l’Oscar), con Star Wars Episodio III – La Vendetta Dei Sith si è addentrato come mai prima nei meandri del lato oscuro lucasiano attraverso una scrittura orchestrale che rimane ai vertici del suo più recente operato, per La Guerra Dei Mondi, appena un anno fa, aveva considerevolmente ripreso a limare il suo dialogo con le immagini di Spielberg, che nelle più recenti prove a ridosso d’inizio millennio non sempre aveva convinto fino in fondo.

Lo score di Munich spunta da quest’anno così intenso per più di un motivo. Il riaffacciarsi all’ambito bellico di Spielberg, sotto forma di un lungometraggio intriso di grande umanità ma anche intelaiato ad un plot spionistico determinante, ha mosso il compositore su un doppio binario melodico-tematico. Raccolta la metafora sottesa al paradosso del singolo uomo stretto tra il dovere morale nei confronti del proprio gruppo d’appartenenza e l’incapacità morale di uccidere il prossimo, al di là di ogni ragionevole vendetta, quale sintomo universale della contraddizione umana alla base di ogni conflitto militare, Williams origina sulla base del dolente tema per chitarra steso per il protagonista Avner (“Avener’s Theme”) un lamento – nobilitato dal vocalizzo di Lisbeth Scott – che cresce nel film fino a cogliere nel profondo quel compromesso impossibile alla base di ogni guerra: musicalmente, il paradosso in questione astrae in “A Prayer For Peace”, tanto un singulto partecipe all’insostenibile fardello omicida di cui Avner si sente investito, quanto un elegia veemente alla sua comprensione dell’insensatezza della discriminazione razziale tra i popoli. In questa matrice drammatica della composizione, convergono non a caso alcune delle suggestioni musicali già palesate da Williams in occasione delle precedenti disamine belliche spielberghiane: da Schindler’s List la forza emotiva delegata alla densità del trattamento degli archi, da Salvate il Soldato Ryan quel sublimare il materiale tematico di commento al di sopra delle immagini per farne un opera di sprono al di là del film (l’Inno ai Caduti come Una Preghiera Per La Pace) – a dimostrazione di quel particolarissimo, totale impegno in musica che fa’ del compositore un collaboratore tutt’altro che passivo o servile del regista di E.T, ma un interprete solidale e partecipe della sua poetica.

L’altro fronte narrativo del film, teso all’action e alla tensione spasmodica dettata dai tempi d’attesa dei vari attentati terroristici, guadagna ossessive strutture ritmiche, oscillanti incombenze pianistiche e percussionsitiche addensate da fosche scritture orchestrali in netta adiacenza con le soluzioni atonali utilizzate ne La Guerra Dei Mondi. Anche in questi frangenti, Williams preferisce comunque un rapporto distanziato con il girato, un incalzare che è già interpretazione senza il veicolo della minuziosa cronaca sinfonica degli avvenimenti su schermo. Ed è questa condotta di scoring virata al lirismo espressivo contrapposto al sincrono narrativo a confermare ulteriormente lo scarto estetico maturato dal musicista di A.I. rispetto a quello de Lo Squalo.

Ma Munich merita probabilmente un posto d’onore tra gli esiti dello scorso anno anche e soprattutto per la misurata giustapposizione alle immagini, un posizionamento musiche centellinato che preferendo un ristretto numero degli interventi di commento salvaguarda regista e compositore dalle ridondanze musicali riscontrate nelle collaborazione delle ultime stagioni, riavvicinandoli anche in questo senso all’efficacia drammatica di Salvate Il Soldato Ryan.

Dunque, con un recupero così evidente e soddisfacente del misurato rapporto audiovisivo (già avviatosi nella precedente esperienza fantascientifica del duo), unito all’innegabile ispirazione del materiale melodico, la nomination per Munich strappa qualche preferenza in più rispetto alla prova di Geisha sul tracciato degli Oscar, dove Williams tornerà a competere ancora una volta con se stesso. Ogni esito, comunque, non invaliderà certo quello che è stato a tutti gli effetti, un anno maiuscolo per l’instancabile compositore.

John Williams
Munich
Decca – 987 9142
FILM E PERSONE