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Tre metri sopra il cielo

Sorta di "Gioventù bruciata" in salsa amatriciana è nella sale italiane "Tre metri sopra il cielo" un film generazionale sui giovani d'oggi.

Tre metri sopra il cielo

12.04.2007 - Autore: Vincenzo Vinci
"Tre metri sopra il cielo" è un film con moltissimi ed evidenti difetti, tali e tanti da sembrare persino voluti. Se possa avere dei pregi nascosti, lo potremo scoprire solo se analizzeremo attentamente il rapporto tra questo film e una realtà esistente, quella della borghesia romana, nei suoi rapporti col proprio lato oscuro. Nel film compaiono due specie umane perfettamente combacianti e complementarmente stereotipate: da un lato le ragazze "bene", cresciute in ambienti formali, con madri autoritarie e padri assenti, di giorno impegnate a imbrogliare rigide insegnanti, di notte spericolate amazzoni. Dall'altra parte ci sono i ragazzi "bulli", che formano assieme alle loro moto quasi una sola inseparabile unità mitologica. Essi vivono prevalentemente di notte, quando con queste moto tracciano scie infuocate in corse alla Ben Hur, viaggiando su una sola ruota, legati per mezzo di una simbolica cintura alle amazzoni intrepide di cui si è detto sopra. Questi ragazzi collezionano con altrettanta indifferenza cuori e corpi femminili, e precedenti penali. Non lavorano, ma si sostentano mediante "prelievi" dalle borsette dove le loro compagne "casualmente" lasciano tutto l'ammontare delle loro paghette settimanali. Gettano scompiglio in feste altoborghesi cui intervengono non invitati, e che di solito lasciano quando sentono avvicinarsi il lamento delle sirene della polizia. Praticamente, è un film sull'Amore! Un film molto romantico. Già, ed una vera macchina di adescamento e di identificazione per tutta la generazione "teen". Che infatti accompagna in rapimento estatico la proiezione assorbendone in pieno tutti i messaggi ed inviti a una "facile" trasgressione. Facciamo un esempio: il bullo-eroe mitologico Step (Stefano Mancini) sequestra il cane della professoressa di Babi, la sua amante-amazzone, per scongiurarne la certa bocciatura. Ma non temete, è un buono come tutti gli eroi, infatti assicura una detenzione dorata al disgraziato animale, che alla fine sarà persino in grado di improvvisare qualche scatto, da quella povera bestia anchilosata in cui era stato trasformato dalla terribile prof! Ben diversa sorte aveva subito il cane della professoressa in "Paz", film ispirato ai fumetti di Andrea Pazienza dove la banda di Zanardi non si limitava al sequestro estorsivo ma lasciava che la proprietaria ritrovasse il cadavere dell'ostaggio. Più violento "Paz"? Non ne siamo affatto sicuri, perché lì la violenza era gratuita e quasi surrealistica, come in "Arancia meccanica", mentre nel contesto iperrealistico di "Tre metri sopra il cielo" finisce per trovare una giustificazione, almeno agli occhi dei ragazzini plaudenti. Così come la falsa testimonianza con cui Babi salva il suo amato dal carcere. In realtà, in questo film c'è un'enorme quantità di violenza, sia "agita" nei contesti urbani e suburbani che latente, nei contesti familiari. E proprio qui potremmo trovarne i possibili pregi: nella possibilità, cioè, che il suo estremo nichilismo sia, alla fine, realistico, rappresentazione corretta di una realtà.
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