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Tra Spike e i Coen

John Turturro è stato capace di costruirsi una carriera da antieroe dello schermo.

Turturro

12.07.2001 - Autore: Stefano Finesi
Il volto è aspro, irregolare, sapientemente venato da un risentimento che non trova confronti nelle facce limpide degli attori hollywoodiani. John Turturro è stato capace di costruirci sopra una carriera da antieroe dello schermo, attraverso una galleria di personaggi introversi, collerici, grotteschi che gli hanno valso ladorazione dei registi più trasgressivi doltreoceano, dai fratelli Coen a Spike Lee, ma che allinizio della carriera già gli avevano permesso le prime particine in film decisamente controcorrente. Non a caso è Scorsese, come lui originario di Brooklyn, uno dei primi a scommettere sul giovane esordiente, piazzandolo sia in Toro Scatenato che ne Il colore dei soldi; ma una presenza più consistente arriverà grazie ad altri due registi di culto come William Friedkin e Michael Cimino, rispettivamente per Vivere e morire a L.A. e Il siciliano, dove Turturro veste i panni scomodi di Pisciotta, traditore di Salvatore Giuliano. È però tra l89 e il 91 che lattore conosce la definitiva affermazione, incontrando un esordiente del calibro di Spike Lee, che dopo Fa la cosa giusta non se ne separerà più, e i terribili fratelli Joel e Ethan Coen, che lo reclutano in Crocevia della morte: in poco tempo si susseguono altre due pellicole del regista afroamericano, Mo Better Blues e Jungle Fever, in cui gli spetta di nuovo un personaggio violento e razzista, ma soprattutto arriva Barton Fink (1991), il film porta i Coen alle stelle. Palma dOro a Cannes e ne fa vincere una anche a Turturro come protagonista, che paradossalmente si ritrova a conquistare la notorietà nei panni dello schivo e tormentato commediografo in lotta contro la Hollywood più becera. Ormai capace di una certa indipendenza, un attore può anche permettersi lesordio dietro la macchina da presa, e il nostro si cimenta interpretando e firmando Mac (1992): la storia di una famiglia italoamericana, tiranneggiata dal fratello maggiore per la faticosa riuscita di unimpresa edile conquista di nuovo Cannes, dove il film vince la Caméra dOr per la migliore opera prima. Lesperienza di regista non rimarrà isolata, ma proseguirà nel 98 con Illuminata - ironica vicenda di una compagnia dattori girovaghi ai primi del novecento - che non riscuote molto interesse ma conferma lostinazione di Turturro a non arrendersi a scelte facili e a snobbare la filosofia del mainstream. A rimarcarlo è la carrellata di ruoli che nel frattempo lo ha consacrato: concorrente proletario e destinato alla sconfitta in Quiz Show, di Robert Redford, giocatore metodico e introverso in Rounders (alla proiezione veneziana è bastato il suo nome nei titoli a far partire un applauso), immancabile in Clockers, Girl 6, He got game di Spike Lee, ritrovato dai Coen nellultimo Fratello dove sei? Tempestato come pochi altri da dozzine di copioni di autori indipendenti, lo scoviano in questi giorni nel piccolo Luomo di Talbot, dove veramente riesce a portarsi lintero film sulle spalle. Daltronde, alzi la mano chi non si ricorda di Jesus, il suo delirante e inarrivabile giocatore di bowling ne Il grande Lebowski: e pensare che restava in scena per soli cinque minuti