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Tickets

Presentato alla Berlinale, Tickets non è "semplicemente" un film, ma l'incontro di tre grandi registi: Kiarostami, Olmi e Ken Loach ed una prova di "solidarietà creativa" fuori dagli schemi.

Tickets

12.04.2007 - Autore: Michela Saputi
2004; di Ermanno Olmi, Abbas Kiarostami, Ken Loach Presentato  fuori concorso alla 55° Berlinale, Tickets non è “semplicemente” un film, ma un evento: l’incontro di tre grandi registi  come Kiarostami, Olmi e Ken Loach ed una prova di “solidarietà creativa” fuori dagli schemi. Accantonata la proposta iniziale  di accostare autonomi episodi , i tre hanno accettato di confrontarsi e di intrecciare le loro storie in un unico film. Dove la trama si dissolve nella corsa di un treno dall’Europa centrale fino a Roma, e conserva le tracce di uno scambio, un dialogo costante, al di là del “rimbalzo” di alcuni protagonisti. Un sentire comune di fondo, che Olmi definisce: “il rispetto dell’altro, perché l’altro è la ragione della mia esistenza”. Quale miglior ambientazione se non quella di un treno. Sensazione, che tutti abbiamo provato, di essere costipati, tra occhi che indagano, e rivelano, e poi scagliati lungo una traiettoria segnata da incontri casuali, sguardi, che possono cambiare una vita. E mentre lo spazio intorno scorre e fugge via, il tempo diventa quasi un nastro riavvolgibile per ripercorrere la nostra stessa storia. Il viaggio dentro se stessi è al centro della narrazione di Olmi: il treno parte di notte con un anziano signore (Carlo Delle Piane), al rientro da un incontro di lavoro, che saluta in stazione una giovane e premurosa segretaria (Valeria Bruni Tedeschi) appena conosciuta. Ma gli occhi di lei continuano a seguirlo, riflessi nel vetro insieme a ricordi lontani, e lo invitano a spingersi nel terreno dei sogni, dove anche in età matura si può riscoprire la libertà, e l’amore, il diritto ad  “una meravigliosa avventura dello spirito”. A ricominciare a vivere. Un tunnel, il sole del mattino, e Kiarostami ritrae divertito un quadro di italianità di provincia,  giocando su ambiguità ed ironie nella relazione tra un ragazzo e una matura signora che viaggiano insieme, ma sono destinati a dividersi. Un inno alla solidarietà il brillante finale di Loach, con un gruppetto di tifosi scozzesi, armati di sandwich e sani propositi sportivi, che incrocia il viaggio di una famiglia di clandestini albanesi, in fuga verso il sogno di una vita migliore. Lungo un treno che diviene metafora di un mondo “dove non tutti stanno in prima classe” e interi popoli si muovono, i tickets segnano la distanza tra privilegiati ed esclusi. Ma continui contatti, e anche scontri, ci richiamano alla realtà di un percorso condiviso, in cui è importante riconoscersi.