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The Door in the Floor

Tratto dal bellissimo romanzo "Vedova per un anno" di John Irving, il film è un esempio piuttosto riuscito di cinema letterario. Nel cast Kim Basinger e Jeff Bridges

The Door in the Floor

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
Id., Usa, 2004.
Di Tod Williams;
con Jeff Bridges, Kim Basinger e Mimi Rogers

Il giovane Eddie O’Hare (Jon Foster) va a passare l’estate nella casa dello scrittore Ted Cole (Jeff Bridges), con l’idea di fargli da assistente e possibilmente imparare qualcosa sull’arte della narrativa. Arrivato sull’isola dove Cole risiede, il ragazzo si accorge ben presto che la sua situazione familiare è tutt’altro che rosea: sia lui che la moglie Marion (Kim Basinger) sono infatti ancora traumatizzati dalla scomparse dei loro due figli maggiori, e neppure la nasciata della piccola Ruth (Elle Fanning) ha potuto mitigare la tragedia della perdita. Ma se Ted sfoga il proprio dolore con un comportamento istrionico ed eccessivo, sua moglie si è invece rinchiusa in uno stato perennemente depresso. Il rapporto tra i due coniugi, anche se basato su un profondo amore, sembra essere definitivamente incrinato, e l’arrivo del confuso adolescente ben presto complica la situazione…

Tratto dal bellissimo romanzo “Vedova per un anno” di John Irving – scrittore che al cinema ha “regalato” al cinema trasposizioni fino ad ora interessanti ma contraddittorie, come ad esempio “Il mondo secondo Garp” (The World According to Garp, 1982) di George Roy Hill e “Le regole della casa del sidro” (The Cider House Rules, 1999) di Lasse Hallstrom – quest’opera seconda di Tod Williams è un lungometraggio che non riesce a stabilire immediatamente un rapporto preciso con lo spettatore; la prima parte del film infatti non possiede infatti un centro narrativo ben preciso, e sbanda vistosamente seguendo i vari personaggi, che tra l’altro sono presentati in maniera eccessivamente retorica: lo scrittore bohemien e disinibito, la donna inconsolabile e misteriosa, l’adolescente ingenuo ecc.

Dato l’incipit della pellicola confuso e vagamente noioso, sorprende e non poco invece assistere ad una seconda parte più compatta, ordinata e soprattutto coinvolgente: quando “The Door in the Floor” inizia a contenere in filigrana l’umorismo triste e vagamente surreale, in poche parole l’atmosfera propria delle migliori opere di Irving, allora il risultato si eleva notevolmente. Avendo a disposizione ruoli molto meglio delineati a livello psicologico -soprattutto quello di Marion – la dolorosa Kim Basinger ed un sempre grande Jeff Bridges impreziosiscono il lungometraggio con due prove d’attore rimarchevoli. Intenso e disperato nel suo essere volutamente trattenuto, il film si dipana allora come un melodramma denso e sinuoso, capace di trattenere il pubblico e scuoterlo. Tod Williams compie la scelta giusta di non sottolineare gli eventi con una regia troppo “presente”, e l’equilibrio della messa in scena gli da ragione.

Esempio piuttosto riuscito di cinema “letterario”, questo curioso “The Door in the Floor" possiede almeno due pregi: prima di tutto è un ottimo veicolo per interpretazioni di razza; in secondo luogo, riesce a sopperire con le armi del sentimento ad un inizio a dir poco stentato. Di certo non è poco.