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"The Beach" in TV

Prima dell'uscita del film "The Beach" i più ottimisti avevano azzardato un confronto, quello con "Easy Rider" di Dannis Hopper, manifesto della controcultura americana, del quale si dice sempre che l'importanza che il film ha avuto per una generazione ha superato il valore del film

The Beach

12.04.2007 - Autore: Francesca Fornario
Prima delluscita del film The Beach i più ottimisti avevano azzardato un confronto, quello con Easy Rider di Dannis Hopper, manifesto della controcultura americana, del quale si dice sempre che limportanza che il film ha avuto per una generazione, quella on the road, ha superato il valore del film stesso. The Beach aveva tutti gli attributi del film manifesto. Tratto dallomonimo romanzo del ventisettenne Alex Garland, bibbia della New-age, e girato da Danny Boyle, specialista nel trasporre sul grande schermo i romanzi generazionali (e aveva fatto meglio con Trainspotting, sacro testo dellunderground), il film racconta la storia di un giovane turista americano che, disgustato dal caos delle metropoli, parte in cerca di avventura e natura incontaminata in una segreta isola tailandese, dove vive una comunità neo-hippie. Lidea del film manifesto è però tramontata, un po perché la New Age e quelli che ne rispecchiano la filosofia girano alla larga dai cinema e un po perché, è stato detto dalla perplessa giuria del Festival di Berlino, che ha accolto freddamente il film, se lera dei figli dei fiori è morta e sepolta ci sarà un perché. A difendere il film, anche dalla bancarotta, sono rimaste le schiere di giovani ammiratrici del divo di Caprio, prima di vederlo ingrassato e con le occhiaie sul set di Gangs of New York, che Martin Scorsese ha girato la scorsa stagione a Cinecittà. A Londra, per la prima del film la centralissima Leicester Square si è animata all\'inverosimile. Migliaia di adolescenti da tutto il Regno Unito si sono accampate già dal mattino di fronte al cinema Empire, pronte a scatenarsi all\'arrivo del novello James Dean urlando «Leo Leo» a tutto spiano e issando cartelli con richieste di baci veloci. Cera nel corteo anche qualche maschietto, che però era lì per vedere da vicino la bella Virgine Ledoyen, co-protagonista del film, fasciata in un paio di attillatissimi jeans. Ai fan poco importa che il primo film dellera Post-Titanic sia un pasticcio di machismo, con Leo combinato alla Rambo, e naturismo alla Club Mediterrané (tanto maldestro che la Fox, casa di produzione del film, ha dovuto ripagare ingenti danni ambientali alla stupenda isola di Phi Phi Don, paradiso di spiagge bianche e mare incontaminato) e che la trama proceda incerta tra strafalcioni e insensatezze. La storia racconta del giovane Richard, desideroso come Robinson Crusoe di abbandonare il grigiore della civiltà industrializzata e deciso a partire per spiagge lontane. Approda a Bangkok, che non è esattamente il paradiso terrestre che si aspettava, e lì incontra un turista inglese, il quale gli confida di essere in viaggio per la spiaggia perfetta, quella di una misteriosa isola raggiungibile solo grazie alla segreta mappa che lui possiede. Il turista muore prima di realizzare il suo sogno e Leo-Richard prende il suo posto, andando alla ricerca della spiaggia con due giovani francesi (Guillame Canet e Virginie Ledoyen). I tre arrivano sull\'isola abitata dalla comunità guidata dall\' inflessibile Tilda Swinton, che mantiene il segreto sulla sua esistenza e li accoglie dopo qualche perplessità. Quello che succede da qui in avanti per qualcuno è comico e demenziale, per qualcun altro noioso, per le schiere di fan semplicemente divino. Di Caprio sveste i panni borghesi del turista e veste si fa per dire quelli del Tarzan isolano, che prima combatte la tirannia di Tilda e poi sfida un gruppo di coltivatori di marijuana, armati fino ai denti. La sceneggiatura traballa, i critici insorgono, i fan applaudono e il film riesce infine e diventare un fenomeno di costume. Da bagno.    
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