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Takeshi's

Kitano travolge lo schermo portando in scena tre sé. L'attore, il personaggio e il sosia in una ubriacatura autoreferenziale piena di comicità e intuizioni anticipate. La poetica della risata a scoppio ritardato

Takeshi Kitano

12.04.2007 - Autore: Claudio Moretti
 

Il sosia. Beat Takeshi e Mr.Kitano

Beat Takeshi incontra un clown dietro le quinte del suo show. E’ un suo sosia perfetto che gli chiede l’autografo. Beat lo prende in giro vergando sulla dedica “Per il signor clown”. Poi però quella faccia così simile alla sua gli attanaglia l’immaginazione. Cade in una spirale fantastica in cui sogna la vita del suo sosia. E’ un timido e insignificante commesso che a tempo perso veste anche i panni dell’attore fallito e rimbalzato di continuo a tutti i provini. Ad uno non riesce a sbottonare il costume di scena e viene cacciato prima ancora di esibirsi.

Autoreferenziale. Kitano al cubo

Takeshi Kitano traccia nuovi confini alla parola autoreferenziale. In sostanza, dirige se stesso che interpreta se stesso, oltre al personaggio dei suoi film, e che incontra un suo sosia di cui inizia ad sognare la vita. Complicato? Forse. Nell’idea originale, vecchia di più di un decennio, il film doveva chiamarsi “Frattale”, per dare l’idea di questo sprofondare continuo del film sempre ad un nuovo livello che ne conserva le medesime dimensioni frazionarie e simmetrie interne.

Flash Forward o la risata a scoppio ritardato

Ma è inutile cercare un filo logico e strettamente razionale, meglio perdersi nelle libere associazioni di Kitano. Abbandonarsi alle sue intuizioni visive e metaforiche. Alle analogie che il montaggio ironico regala. Come i geniali e ispiritassimi flash-forward che obbligano alla risata a scoppio ritardato, quando la storia avanza fino a renderne il senso comico. Oppure assaporare i soliti momenti della sua fanfolesca poesia: le immagini totalmente inventate ma rese con una padronanza della grammatica filmica al di sopra di ogni sospetto. C’è un bruco che fuoriesce da un mazzo di fiori preoccupando Beat Takeshi e poi si trasforma in un enorme pupazzo fatto dondolare da due manovali che prendono vita come un musical o in un enorme maschera millepiedi che balla il tip-tap.

La scena – Il cuoco facilmente irritabile

Cercano un cuoco ad un provino. Vorrebbero che tratti i clienti senza sconti. Non accetti lamentele e questioni. Un vero duro tra i fornelli. Il punto è che la situazione sfugge un attimino di mano alla produzione e inizia a degenerare. Si presentano personaggi sempre più cattivi fino a uno yakuza con tanto di scagnozzo che gli suggerisce le battute. Surreale e spassoso.

Manzai! Kitano

Takeshi è stata una delle figure di maggior spicco del “manzai” (stand-up comedy) negli anni ’70, nonché autore di spassosi film comici come Getting any? (1995). Bisognerebbe allora conoscere meglio il Kitano mattatore televisivo (tuttora). Bisognerebbe essere imbevuti della poetica della comicità del sol levante. Non basta capirne i tempi, servirebbe averceli dentro. Ma va bene anche così.

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