Noi ne avevamo parlato già ai tempi di Sanremo, ma pare sempre più evidente come Twitter non solo abbia introdotto una nuova forma di comunicazione sociale, ma addirittura di critica tutta televisiva.
Non stiamo parlando della vecchia stroncatura del mondo intellettuale che, incuriosito, si abbassa a verificare ciò che piace al popolo per poi stroncarlo più o meno bonariamente (gli esempi non mancano, fin dai tempi di Eco o Arbasino degli anni Sessanta). Ma di una nuova modalità di fruizione televisiva, quasi collettiva. Il gioco è quello di guardare un programma tv e condividere grazie a Twitter commenti o semplici battute. L'idea sarebbe forse didattica, se non proprio educativa: manifestando apertamente una certa disapprovazione verso una modalità e una concezione di televisione che si reputa come minimo poco interessante, si auspica di contribuire a un suo miglioramento. Ed è qui che nascono i dubbi: non è che invece si tratta del solito sfoggio narcisistico (questo sì radical chic) di cultura e intelligenza, se non di pura vis comica, che al contrario non porta, paradossalmente, che ad avallare ciò che si vorrebbe criticare?
Prendiamo il caso di un programma andato in onda su Italia Uno, Fratello maggiore. Protagonista è il pugile Clemente Russo, già medaglia d'argento a Pechino, prima di diventare oggetto di un profilo scritto da Roberto Saviano da cui è nato il film "Tatanka". Nel programma Russo si trova ad aiutare giovani in difficoltà, mostrandogli la via della "salvezza". E Twitter si scatena. Spesso attaccando proprio Russo (da "Se Clemente Russo è il fratello maggiore, resto figlio unico molto volentieri!", a "Il dramma di Clemente Russo è che può fare solo una sola espressione facciale"). C'è addirittura chi attacca la scelta educativa del programma ("Clemente Russo che educa giovani ragazzi appena entrati in pubertà. Ecco uno dei miei peggiori incubi per il futuro che si realizza"), mentre altri ripiegano sul semplice insulto ("mi viene da piangere a vedere la pubblicità del tuo futuro programma. E un leggero conato di vomito") fino a scadere nella semplice battuta ("Clemente Russo aiuta gli adolescenti a ritrovare se stessi e non trova un parrucchiere che gli tolga quelle meches").
Si crea così una vera e propria piazza, luogo di critiche e commenti, ma forse più simili alle battute da bar, che alla fine però non arrivano poi tanto a colpire il bersaglio (che dovrebbe essere la tv e non Russo) in nome di una qualità che non si ritrova. Forse ci si limita ad alimentare un sistema.
Ha quindi ragione Michele Serra quando dice che Twitter è fonte solo di un "cicaleccio sincopato" senza alcuna possibilità di originare un pensiero strutturato, seguendo in un certo senso analoghe prese di posizione di Jonathan Franzen ("Twitter è la versione stupida di Facebook")? Si vedrà. Per ora, non ci rimane che continuare a "leggere" la nuova tv.


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Sul ring di Twitter
Una nuova forma di critica televisiva corre su Twitter facendo la fortuna dei programmi che denigra.

22.03.2012 - Autore: Guglielmo Maggioni