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Storia di Marie e Julien

Jacques Rivette, maestro del cinema francese, pioniere con Godard, Romher, Truffaut e Chabrol della Nouvelle Vague, torna sullo schermo con una storia di "amour fou" e mondo ultra-terreno.

Marie e Julien

12.04.2007 - Autore: Andrea Scaccia
di Jacques Rivette con Emmanuelle Béart, Jerzy Radziwilowicz, Anne Brochet   Julien ha quarant'anni, fa l'orologiaio e vive da solo. E' un tipo molto riservato, non ama parlare, sembra portarsi addosso il peso di troppe scelte sbagliate. Tira avanti a testa bassa e a muso duro, cinico, disilluso, solo. Marie è una donna splendida e affascinate, si butta nella vita monotona di Julien a braccia aperte e con un grande desiderio d'amore. Tra i due nasce una relazione forte, carica di passione e di voglia di raggiungere insieme un nuovo equilibrio. Julien sembra farcela a sotterrare i suoi fantasmi, ma nel momento in cui sta per gustare la felicità è proprio l'illusione il suo ultimo nemico.   Rivette ha ripreso un suo vecchio progetto che insieme con Duelle e Noroit doveva completare la sua trilogia dei "film-fantasma". Era l'idea di raccontare tre storie che parlassero dei "sopravviventi" di quelle anime che nei miti della tradizione africana (ma anche in quella cinese e giapponese) non riescono a raggiungere il regno dei morti e rimangono intrappolati nella vita. Non sono fantasmi nel senso classico del nostro immaginario che li vuole invisibili, impalpabili, al contrario sono corpi in carne ed ossa con cui tutti gli altri possono entrare in contatto.   In Marie e Julien l'idea del "fantasma" si mescola al tema dell'amore folle, totale fra due persone, quel rapporto viscerale che deve arrivare a fondere due esistenze facendogli superare ogni limite: la paura e la speranza, il presente e il passato. E certamente è proprio questa atmosfera intima e destinale, di follia amorosa che solamente può salvarti la vita, che Rivette riesce a costruire in maniera originale nella sua storia. Invece quel gioco dal sapore lynchiano del riapparire, del doppio e delle vite parallele, nel suo film soffre di una trattazione troppo insistita e qualche volta prevedibile, che non riesce alla fine a restituire quell'atmosfera spiazzante e irreale che pure è il suo obiettivo.   La cosa migliore del film è a nostro parere l'interpretazione degli attori. Jerzy Radziwilowicz e Emmanuelle Béart sono bravissimi. Asciutto, incisivo, carismatico, lui, sensuale, misteriosa, leggera, lei. Insieme danno credibilità e spessore a due personaggi difficili regalandoci una prova preziosa.